CesareBermani                                              BELLA CIAO Storia e fortuna di una canzone dalla Resistenza Italiana all’universalità delleResistenze                                        Interlinea Edizioni, Novara, 2020- pp. 96 € 10,00

 

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Questo piccolo e prezioso libro di Cesare Bermani è l’ampliamento e il completamento di un suo saggio pubblicato nel libro” Guerra guerra ai palazzi e alle chiese…” edito da Odradek nel 2003. Un percorso iniziato negli anni Sessanta del Novecento con le ricerche e le registrazioni di testimoni, portatori di repertori di canto popolare e sociale. L’autore Cesare Bermani è stato tra i fondatori dell’Istituto Ernesto de Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario, fu tra i primi ad utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della ricostruzione storica.                                                                    Con questo lavoro Bermani pone definitivamente dei punti fermi e delle conclusioni ben documentate sulla “storia” di Bella Ciao, vicende che hanno accompagnato questa canzone per capire se era un canto di mondine diventato partigiano o viceversa e inoltre se era stata cantata durante la Resistenza o solo successivamente. Le risposte, insieme ad altre sull’origine del canto, sono contenute e comprovate in questo libro. Bella Ciao era l’inno di combattimento della Brigata Maiella in Abruzzo, cantato nel 1944 e questo sfata l’idea che la Resistenza, e quindi il canto partigiano, fossero un fenomeno esclusivamente settentrionale. Questa idea ha in parte condizionato la ricerca, concentrandola prevalentemente nel Nord Italia. La risalita lungo la Penisola delle truppe alleate e delle formazioni italiane aggregate e l’incontro con i gruppi partigiani ha fatto sì che la canzone fosse conosciuta anche al Nord e in particolare in Emilia. Fu proprio a Reggio Emilia che l’allora partigiano Vasco Scansani imparò la Bella ciao partigiana e che, nel 1951, trasformò nel noto canto di lavoro delle mondine. Scansani, a sua volta l’ha fatta conoscere alla compaesana Giovanna Daffini che l’avrebbe poi cantata ai ricercatori del Nuovo Canzoniere Italiano, retrodatandola a prima della Seconda Guerra Mondiale.  Da questo malinteso o diversa interpretazione nacque il memorabile spettacolo, «Bella ciao», rappresentato al Festival di Spoleto del 1964 che si apriva proprio con le due versioni, mondina e partigiana, proprio a suggellare un ideale passaggio di testimone. Solo nel 1974 Bermani avrebbe appreso di una versione di risaia di Bella Ciao cantata prima della Guerra con un testo diverso, ma con un’aria simile.  Nel volumetto l’autore tratta anche degli stretti legami con il canto tradizionale epico-lirico Fior di Tomba per il testo e La bevanda sonnifera per la melodia. Particolarmente interessante è il capitolo delle testimonianze orali che attestano la conoscenza del canto durante il conflitto. L’autore si sofferma anche sulla singolare figura del carabiniere Rinaldo Salvadori, paroliere e canzonettista toscano, che già negli anni ’30 aveva composto una canzone intitolata Risaia sulla vita delle mondine e, nel 1944, pubblica una versione di Bella Ciao, simile a quella che tutti oggi conoscono. Scrive Bermani:”…la storia di vita di Salvadori mi pare avere aperto nuovi territori di ricerca verso un livello della trasformazione e diffusione dei canti per lo più trascurato dagli studiosi del mondo popolare, quello della canzone di consumo.”       Dopo la Resistenza Bella ciao ha continuato a vivere e trasformarsi, trovando propri canali di diffusione”, sia in Italia che all’estero, diventando negli anni dei governi di Centrosinistra la canzone “simbolo” della Resistenza, spodestando “Fischia il vento”, che fu la canzone più cantata negli anni della lotta di Liberazione, ma che risultava troppo schierata con i riferimenti alla “rossa primavera” e al “sol dell’avvenir”. L’ultima parte del libro racconta la “fortuna” della canzone fino alla realtà odierna, la straordinaria circolazione internazionale, soprattutto di questi ultimi anni: dal Cile al Kurdistan, dalla Turchia alla Francia dei “gilet jaunes”, dalla Spagna al movimento di protesta globale contro gli sconvolgimenti climatici. Un canto che si rinnova e si trasforma trasmettendo in ogni periodo storico la voglia di resistere e lottare.