ALESSIO LEGA

Nella corte dell'Arbat

Le canzoni di Bulat Okudzava

CD con libretto 48 pag. -Squilibri – Roma – 2018 -€ 15,00

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Il nome di Bulat Okudžava è conosciuto da una ristrettissima pattuglia di appassionati della canzone d’autore proveniente da quella che fu l'Unione Sovietica

Nel 1967 Michele L. Straniero pubblicò per i Dischi del Sole Un nastro da Mosca 1960/1967. Canzoni del disgelo cantate da Bulat Okudžava, contenente due composizioni: La vita del soldato e Il gatto nero. Lo stesso Straniero successivamente propose il cantautore al Premio Tenco e, nel 1985, Okudzava partecipò alla manifestazione ricevendo il Premio Tenco Operatore Culturale. Nel 2007 Alessio Lega ha inserito il bardo russo nella sua antologia sulla canzone d'autore Canta che non ti passa, incidendone il brano “Tre sorelle”.

L'interesse di Lega per Okudzava non si era certo esaurito in quell'occasione, troppo importante era questo sconosciuto, almeno in Occidente, poeta e cantante. Così lo descrive nell'introduzione al libretto che accompagna il CD:”Un uomo piccolo, magro, con una piccola voce, quasi insignificante, che scriveva poveri versi ironici ma non comici, tristi ma non drammatici e che cominciò ad accompagnarli a melodie che sembravano provenire la folklore. Fu una rivoluzione culturale:nasceva la canzone russa e si propagava da orecchio in orecchio, di registratore in registratore, perché quelle canzoni non potevano essere stampate”.

La biografia di Bulat Okudžava attraversa la seconda metà del Novecento sovietico. Nacque a Mosca il 9 maggio 1924 da padre georgiano e madre armena. I genitori erano membri del Partito Comunista. Nel 1937 il padre fu fucilato come “nemico del popolo” in una delle cosiddette “purghe staliniane”. La madre fu arrestata e passò circa vent'anni nei famigerati gulag .Entrambi furono poi riabilitati nel 1956.

Per riscattare la propria immagine di figlio di “nemici del popolo” Okudžava si arruolò giovanissimo, nel 1942, come volontario e venne ferito. Questa tragica esperienza lascerà un segno indelebile in molte delle sue composizioni.

A metà degli anni 50 del Novecento cominciò a scrivere e ad accompagnare le sue poesie con la chitarra, ottenendo un certo successo tra l' intellighenzia russa, diventando il cantore per eccellenza di Mosca e dei suoi quartieri popolari come l'Arbat dove viveva.

Bulat Okudzava è morto a Parigi il 12 giugno del 1997.

Alessio Lega, che come egli stesso scrive, ha una venerazione per Okudzava, ha tradotto, con l'aiuto e il sostegno filologico della slavista Giulia De Florio, una ventina di canzoni contenute in questo Cd e divise per argomenti, o meglio per cicli: ciclo della guerra, di Mosca,dei poeti e dei musicisti e il ciclo il tempo, la morte, la speranza. Insieme a Guido Baldoni, Rocco Rosignoli, Rocco Marchi e Roberto Passuti, Lega ha registrato i brani in due intense giornate e il risultato è ora a disposizione di appassionati, curiosi, di tutti coloro, non necessariamente specialisti, che hanno voglia di conoscere perché, come scrive nella prefazione Gian Piero Piretto:” Alessio Lega è riuscito a rendere in italiano non soltanto il senso delle poesie canzoni di Bulat Okudzava ma, sopratutto, lo spirito che le ha caratterizzate nel tempo.

Per chi poi volesse approfondire ulteriormente la figura di Bulat Okudzava segnaliamo il libro di Giulia De Florio, edito sempre da Squilibri, “ Vita e destino di un poeta con la chitarra” La prima monografia italiana su un’icona della cultura russa e tra le espressioni artistiche più originali del Novecento, con scritti di Sergio Secondiano Sacchi e Alessio Lega, le fotografie di Roberto Coggiola e, nel CD allegato, l’inedito concerto che Okudžava tenne al Teatro Ariston di Sanremo nel 1985, quando gli venne assegnato il Premio Tenco.

 

Maggio 2019