CONSEGNA DELLA TARGA RICORDO DI GIULIANO PIAZZA AL FIGLIO MARCO DALL'ASSESSORE COMUNE DI SANTARCANGELO PAOLA DONINI
foto Julko Albini
Medaglia ricordo dell'AICA per Giuliano Piazza alla 47ma Sagra Nazionale dei Cantastorie a Sant'Arcangelo di Romagna 11.11.2015
La rivista Il Cantastorie on line partecipa con profondo dolore al lutto dei famigliari per la perdita avvenuta domenica 7 giugno di Giuliano Piazza, amico, cantastorie, editore musicale, erede del padre il cantastorie Piazza Marino “ il poeta contadino”.
Giuliano era Consigliere dell'AICA Associazione Italiana Cantastorie,come primo omaggio proponiamo alcune fotografie e brevi video che lo ritraggono a Sant'Arcangelo di Romagna per la Sagra Nazionale dei Cantastorie, a Motteggiana (MN) per “Il giorno di Giovanna” e a Bologna con il coro dell'Associazione Archiginesi da lui diretto.
Invitiamo coloro che hanno conosciuto Giuliano ad inviarci un scritto, foto o altro che pubblicheremo sul sito
Santarcangelo di Romagna 2008
Santarcangelo 2013 con Sandra Boninelli
Santarcangelo di Romagna 2010
Santarcangelo 2013 on Wainer Mazza
Santarcangelo 2012 con Gianni Molinari
ALTRI VIDEO CON GIULIANO PIAZZA NEL CANALE YOU TUBE
Ho appreso con sincero dolore dalle pagine della vostra rivista la notizia della morte di Giuliano
Piazza.
Un altro prezioso testimone della cultura della strada se ne va. Un testimone che portava con sé
un’indimenticabile eredità, coniugata con un lavoro costante e prezioso per tutti noi e per la storia di questo paese, avaro di riconoscimenti ed opportunità verso chi l’ha tanto
servito.
Dico servito con cognizione poiché nessuno ha mai saputo raccontare l’Italia agli Italiani come i nostri
cantastorie; dal nord al sud, dalla città al più disperso dei paesi.
Il modo migliore per ricordare Giuliano e tutti quelli che l’hanno preceduto nell’ultimo viaggio è
continuare a cantare le loro e le nostre canzoni, raccontare le loro e le nostre storie.
Un caro saluto e un abbraccio a tutti
Gualtiero Bertelli
GIULIANO PIAZZA, GIOVANE BIOGRAFO DEL PADRE MARINO
Non è facile, per me, scrivere un ricordo di Giuliano Piazza, del quale sono stato amico almeno per trent’anni, così come lo sono stato per un ventennio di suo padre Marino. Proverò perciò a ricordarli entrambi prendendo come spunto la grande ammirazione che Giuliano aveva per il genitore. Nell’ormai remoto 1977 Marino Piazza chiese a Giorgio Vezzani e a chi vi scrive di curargli un nuovo “canzoniere”, che venne pubblicato nel luglio di quello stesso anno sia come parte integrante della rivista (portava il numero 23) sia come estratto da distribuire durante i suoi spettacoli. In quell’occasione, Marino mi regalò un libretto manoscritto che Giuliano aveva redatto a 16 anni, nel 1957: porta il titolo La storia bizzarra dell’infanzia di Marino Piazza, è in piccolo formato, ingegnosamente “costruito” con un ripetuto e uniforme taglio di fogli a quadretti di un quaderno scolastico, trasformati in piccole pagine e chiusi con alcuni punti metallici. Illustrato da disegni, in copertina ha anche la scritta beneaugurante Casa Editrice Piazza Via Caracci 27 Bologna. Giuliano suddivide il testo in due capitoli nei quali narra in cronologia alcune vicende dell’infanzia di Marno che, privo del padre e con altri due fratellini, è costretto a fare il garzone da un contadino per portare un piccolo aiuto alla madre. L’aspirazione di Marino è comunque quella di diventare cantastorie. Giuliano descrive quasi con venerazione questo non facile itinerario del padre, innamorato della musica e delle “zirudelle” della sua terra. Il suo scritto fa pure comprendere come in quegli anni il mestiere di garzone fosse l’ultimo della scala sociale nel mondo contadino e che non lasciasse alcun potere decisionale a chi lo praticava.
Preferisco ricordare in questo modo Giuliano - giovanissimo biografo del padre - con una vita ancora tutta davanti e con un futuro itinerario che, come sappiamo, lo avrebbe visto sulle orme non soltanto di Marino ma anche dello zio Piero che, dopo un’esperienza da virtuoso fisarmonicista delle piazze, approderà al mondo delle orchestre da ballo.
Gian Paolo Borghi
La storia bizzarra dell’Infanzia di Marino Piazza
(p. 3) I° Capitolo
Minuscolo strumento
Marino Piazza è un uomo che si potrebbe scrivere sul libro d’Oro dei Cantastorie italiani.
Durante la sua vita riscosse successi, passò poi un interminabile susseguirsi di vicende bizzarre ed indimenticabili da adulto e da bambino, per lui la vita di fanciullo e da adulto è sempre della stessa fisionomia.
Di questo uomo di grande ingegno vi narrerò la parte maggiore dei suoi fatti, e siccome è mio padre lo conosco bene, molto
(p. 4) bene.
Mio padre nacque il 31 Marzo 1909 48 anni or sono, quando aveva ancora solo 6 anni scoppiò la massacrante guerra del 15 e 18.
Durante la guerra la famiglia fu messa in condizione di grande miseria, dopo la morte del padre che doveva lavorare aspramente per mantenere 3 figlioli era la madre. Ma Marino [mio padre] che aveva l’età di nove anni si sentì inutile e vergognoso di mangiare a
(p. 5) sbafo alle spalle della madre e quindi trovò un’occupazione con qualche soldo al mese facendo il servitore di contadino, era un lavoro misero e faticoso con un copricapo di paglia largo col capo chino e la zappa in mano sotto la sferza infuocata del sole mio padre non si stancava lavorava sodo anche se sudava molto.
(p. 6) Un bel giorno mentre stanco seduto sopra un mattone consumava la merenda che consisteva in una pagnottella di pane nero vide a terra in mezzo a un ciuffo d’erba un’esile canna, curioso la raccolse vide che era scavata all’interno, allora trasse di tasca un temperino e lavorato a perfezione la bionda cannella la trasformò in un minuscolo strumento musicale dove chiudendo dei buchetti fatti alla superficie con la
(p. 7) punta delle dita quindi soffiando nell’incavatura della cannella, a mano a mano che si aprivano i buchi le note fuggivano spandendosi nell’aria a mandare una stilla di pittoresca prosa alla natura bionda che si sperdeva lungo la campagna.
(p. 8) I fratelli di Marino sono Piero e Silvio essi erano Piero un frugoletto di 1 anno che s’assomigliava tutto a mio padre il naso dritto gli occhi chiarissimi color cielo e i capelli gialli come la paglia.
Silvio aveva 8 anni, era un piccolo briccone golosetto e disubbidiente “Cattiv com al logl! [cattivo come il loglio!].
Così lo chiamava la madre (la nonna Gigia) quando lo rimproverava.
Nella casa della madre v’erano 3 gatti piccoli, scarni e spelacchiati. Silvio si diverti-
(p. 9) va a pigliarli per la pancia e a tirar loro la coda tra miagolii pietosi.
Cap. 2
Le zirudelle
Marino prese molta passione per il clarino e volle comprarsene uno e un bel giorno si decise.
Era un bel giorno di primavera si sentiva il frenetico zoccolìo dei cavalli, le strade erano affollate di gente che camminava premurosa-
(p. 10) mente con il loro cilindro dalla dura visiera con i loro panciotti che al giorno d’oggi fanno ridere in confronto alle belle e lussuose giacchette dei ragazzi moderni.
Mio padre giunse dopo mezzora dinnanzi ad un negozio di strumenti musicali e guardò attraverso la porta di vetro ben tersa e vide che nell’interno vi erano due file di cose messe in mostra, e in mezzo un lungo corridoio che pareva uno specchio tanto era lucido.
(p. 11) Marino rimase interdetto nell’entrare in quella lussuosa bottega solo per comprare un semplice clarinetto e rimase un istante sulla soglia ammirando le splendide cose che vi erano intorno, ma finalmente si decise ed entrò. Al tavolo stava il commesso, un uomo alto grosso, con due mustacchi lunghi ed affilati con due occhietti tondi e due sopracciglia fitte il quale chiese gentilmente a Marino:
- “Cosa vuoi?
- È…È… io vorrei un clarinetto
(p. 12) che suoni in “Sol” con i tasti lucidi che… che non costi più di 8 soldi”.
Disse trepidante mio padre stringendo in un pugno un berretto di tela.
(p. 13) Il commesso frugò un po’ dentro ad una larga cassetta quindi ne trasse fuori un meraviglioso clarinetto cromato che porse a mio padre dicendo: - “8 soldi”.
Mio padre fremente cavò di tasca quattro monete pesanti e le mise sul tavolo quindi preso il clarino in mano uscì di corsa dal negozio.
Mio padre da qualche tempo scriveva delle poesie in dialetto bolognese che chiamava zirudelle, egli aveva intenzione di lasciare il lavoro da contadino per andare
(p. 14) a girare per le piazze e i paesi a suonare e a cantare le sue zirudelle sicuro di riscuotere successo.
Con pochi soldi e qualche lezione Marino imparò a perfezione a suonare il clarino.
Un giorno mentre lavorava nel campo andò alla casa del contadino e disse ad esso:
- “Signor padrone io non voglio più lavorare nei campi, ma voglio andare a girare per le piazze a suonare a…”.
Non ebbe neppure il tempo di finire la frase che il contadino vecchio
(p. 15) e rozzo lo colpì con un pesante ceffone e disse pieno di stizza:
- “Torna al tuo posto di lavoro fannullone!”.
Il giorno dopo Marino non andò al campo di grano per lavorare e l’indomani ancora bussò alla porta del contadino, entrò e vide che stava pranzando seduto a un rozzo tavolo di legno tarlato e mal apparecchiato, masticando un pezzo di pane. Il contadino invitò Marino a sedere e gli chiese continuando a masticare:
(p. 16) - Perché sei venuto da me non vorrai un prestito!
- Non sono venuto per questo padrone ma per dirvi che io ieri sono andato in piazza a suonare delle canzoni e a dire qualche “zirudella” e guardate qui quanta bella “pilina”*.
* modo di dire di quanto denaro.
E detto questo fece rotolare sul tavolo una bisacca piena di rotondi soldoni luccicanti.
Il contadino rimase a occhi sbarrati dinnanzi a tutte quelle monete e quindi cambiando subito volto e divenendo tutto
(p. 17) gentile disse a mio padre:
-“Scusami Marino se l’altro giorno ti ho maltrattato per il fatto della piazza ma ora ho cambiato idea, io ti lascerò andare in piazza…”.
Il viso di Marino divenne luminoso, il contadino continuò alzando la voce: - “A un conto però! a un conto caro Marino!”
- “E quale?” – rispose mio padre trepidante.
- “Tu dopo che avrai finito una
(p. 18) piazza dovrai venir da me a darmi metà di tutto il tuo guadagno capito?”
- “Certo signor padrone! certo!”
- “Intesi!” Allora Maria – chiamò sorridendo il contadino – porta il pezzo di carne più grande che ci sia, capito, e cuocilo subito, metà sarà per Marino”. Quindi voltatosi verso Marino ridendo gli sbatté una mano sulla spalla dicendo: “Piazza an ti mega un creten, in fonda in fonda, qla truveda a ne menga brotta, le abbastanza toga” [Piazza non sei mica un cretino, in fondo in fondo, quella trovata non è mica brutta, è abbastanza buona]. FINE
Ricordo di Wainer Mazza
“ A Giuliano , come suo padre “
E vai Giuliano
di sghimbescio il cappello
e vai dove il mondo
si ritrova più bello.
E in pace e armonia
con la fisa che suona
sei tu che hai portato
una voce che intona.
Le ballate del mondo
dell'Emilia-Romagna
ma sai che per tutti
sarà vera cuccagna.
E sapranno di te
e del babbo Marino
che adesso a te
siederà lì vicino.
E sarà uno spasso
con le tue zirudelle
ridendo e scherzando
ne dicevi di belle.
Per quell'arte ancor vera
che sa di strada e di piazza
tu mica per niente
sei cavallo di razza.
Che ha portato allegria
in città e in paesi
ricordando il mondo
dell'oggi e di ieri.
Facendo ironia
professando un mestiere
che è esercizio sublime
senza avere pretese.
Che si adatta alla gente
per formare quel treppo
da te ben gestito
con arguzia e rispetto.
Adesso sulla terra
rimangon gli amici
che sapran ricordarti
senza far sacrifici.
Dicendo di te
di quel caro Giuliano
che fu cantastorie
di talento assai raro.
La fisa, il cappello
il gilet appariscente
li teniamo qua noi
per averti in mente.
Wainer Mazza, giugno 2015.
"Tò, per te..." mi disse quel giorno finito di cantare a Santarcangelo, con la gioia negli occhi che ancora mi rincuora. "Questa è la cassetta con le mie ultime zirudele, e questa invece è di mio padre. Vanno sempre insieme! Passato e presente, padre e figlio, antico e nuovo, due voci e quanti treppi!"
Vagherò sempre con voi, caro Giuliano, per questa Italia triste e senza piazze!
Mauro Geraci, cantastorie
Per Giuliano
Roma,, 24 Gennaio 2012, Teatro Valle occupato; "Dobbiamo andare a cantare" , mi dice al telefono Giovanna Marini, vieni che festeggiamo anche i 50 anni del Nuovo canzoniere Italiano, ci siamo tutti...devi venì!!
Ovviamente non esito a confermarle la mia presenza ma mentre ci parliamo mi viene in mente di chiedere a Giovanna di allargare l'invito anche all'amico cantastorie Giuliano Piazza, la mia ragione era ed è sempre stata quella di poter far notare che la presenza di Giuliano era per me importante, non solo perchè il padre di Giuliano aveva composto L'attentato a Togliatti che la stessa Giovanna eseguiva nei suoi concerti, ma poteva essere il legame tra canto popolare-politico per raccontare con la sua presenza altri canti composti dai cantastorie, mi venne in mente Il Sirio; Giovanna allora non esita, anzi, caldamente mi dice subito che è d'accordo per questa proposta ...e via...si va a Roma!! Telefono a Giuliano per dargli la notizia ma lo sento un po' perplesso: "Dai Giuliano, non ti preoccupare, è gente come noi, sì può essere senz'altro più conosciuta,come tu dici, ma chi siamo noi , anche noi siamo una parte della loro storia e anche della nostra storia, devi esserci, insisto!!"
Giuliano, buono come era accetta però mi dice "Mi raccomando stiamo vicini che io non li conosco," " Non ti preoccupare, vedrai che ti piacerà e sarai contento!".
Detto, fatto, ci troviamo a Roma in tarda mattinata, tutti fuori dal teatro, entriamo con un gran vocio di meraviglia!! bellissimo, ci fanno accomodare nei camerini, stupendi, piccole stanzette piene di cartelloni e manifesti di vecchi spettacoli con firme di attori importanti, parecchi ormai scomparsi, c'era un'aria di attesa come se qualcuno da dentro i manifesti ti chiedeva che cosa sai fare tu, ma nello stesso tempo di affetto perchè c'erano colori caldi nelle stanzette e poi su e giù per le scale, un vero gioiello." Il Teatro Valle è il primo teatro in assoluto per i Romani, venne inaugurato nel 1727 e ancora oggi siamo qua", così ci disse chi ci accompagnava ai camerini.
Giuliano lo persi di vista tra i corridoi, ma lo ritrovai quasi subito perchè aveva lasciato il suo cappello sul tavolino, quindi sapevo in quale camerino era; ci ritrovammo poi tutti insieme in una saletta più grande che dava sulla strada, per fare la scaletta del concerto. "Tutto fatto ci diciamo", andiamo a pranzo in una trattoria vicina, Giuliano cominciava ad essere più rilassato perchè gli avevo presentato tutti i componenti e tutti quanti gli stringevano la mano, chi gli dava una pacca sulla spalla, "Ecco, finalmente ci siamo, Giuliano ha superato la sua timidezza!!" .
Arriva sera, le prove erano andate bene, arriva anche un sacco di gente che riempie praticamente tutto il teatro, mai visto tanto pubblico, anche i mezzanini erano occupati, aleggia un po' di agitazione che si spegne quasi subito con un buon bicchier di vino..e via, comincia lo spettacolo.
Giuliano sta vicino a me e legge e rilegge la scaletta, non lo vedo sicuro, allora gli dico" Quando tocca a noi dalla regia ci danno il segnale, non ti preoccupare, vedi siamo tutti qua e insieme, sul palco eravamo più o meno in 25, un gran bel casino un connubio di voci, di strumenti, di persone, tutte che avevano qualcosa da dare, da dire e da cantare!.
Arriva il nostro turno, Giuliano mi sta di fianco, attacca lui con la fisarmonica l'Attentato a Togliatti, partiamo sotto gli applausi del canto precedente, con la sua fisarmonica e la sua voce inizia a cantare mentre io con la chitarra lo seguivo a ritmo e canto insieme a lui, il palco si riempie bene con i suoni, poi ad un certo punto" sull' Onorato chirurgo Valdoni" si affiancano spontaneamente Giovanna , Paolo Pietrangeli, Xavier insieme Flavianae a Piero Brega , il finale è stato quasi coperto dagli applausi non solo del pubblico ma dagli stessi musicisti presenti sul palco,Giovanna con un grande sorriso lo ha applaudito e Giuliano a gran voce ha gridato "Grazie", poi da solo ha cantato " Attentato alla stazione di Bologna".
Era contento Giuliano, lo si vedeva dagli occhi e poi anche lui si è aggiunto ai cori degli altri brani che via via venivano eseguiti.
E' stata davvero una gran bella serata, ricca di sentimenti e di valori culturali, con semplicità tutti avevano dato il loro contributo, poi tutti a cena, non so a che ora ci siamo lasciati, Giuliano mi ha detto che era stato molto contento e che avevo fatto bene a chiamarlo, che si sarebbe sempre ricordato di quella sera.
E nel sapere che oggi non ci sei più, che ci hai lasciato la tua fisarmonica, le zirudelle, il tuo modo così semplice ma sempre attento agli altri, la tua gentilezza, l' intelligenza e la capacità di cogliere sempre aspetti umani, mi viene in mente di dirti: "Sai Giuliano, ce l'hai fatta grossa!! ma in qualunque posto ora ti trovi, non ho dubbi che ti sentiremo ancora suonare e cantare, perchè vivi in noi, in tutti quelli che ti hanno conosciuto, capito e apprezzato per quello che eri e che sei ora, sempre e per tutti un uomo semplice, una gran bella persona!! e so che ci permetterai di cantare di te, ma senza tristezza, avremo soltanto gli occhi lucidi e un cuore grande come tu l'hai avuto e dato a noi!!
Ringrazio altresì la Daffini che ci ha permesso di poterci conoscere e diventare amici, ora e per sempre!!
Buon viaggio Giuliano!!
Sandra Boninelli
Ricordo di Giuliano Piazza
Ci ho messo un po' a scrivere, il dolore personale per la perdita di un amico sovrasta ancora la lucidità dello sguardo che ha il compito di attraversare dodici anni di vita al
fianco di un uomo straordinario. Giuliano è stato un grande cantastorie. Lo è stato in modo completamente diverso da tutti gli altri, di questo sono tenuto a rendere conto.
Nei convegni e nelle feste cantava in dialetto questo lo san tutti, ma c'è un aspetto della sua opera che pochissime persone conoscono: sceso dal palco, tornato nel suo studio, appeso il cappello del padre al lungo attaccapanni, tornava al suo lavoro. Un lavoro infaticabile, innovativo nel metodo e nei contenuti. Quando molti erano convinti che i cantastorie fossero tutti morti, o peggio ancora sostituiti da giornalisti e cantautori, lui ha fatto scelte assolutamente imprevedibili. Che hanno aperto nuove strade.
Per quarant'anni Giuliano ha prodotto, pubblicato, distribuito fogli volanti a un ritmo impressionante, due dischi all'anno spediva a cantanti e suonatori tramite abbonamento postale, come Marino mandava le canzoni agli altri cantastorie con il fermo posta. Erano veline con lo spartito e il testo, disadorne perché servivano all'esecuzione dal vivo. Brani dal suo repertorio si sono infilati dappertutto, al punto che molti li eseguivano senza neanche sapere di chi fossero. Sono diventati patrimonio comune, qualche volta presentati come anonimi.
L'abito non fa il monaco, una canzone non fa la mondina. La piazza non fa il cantastorie. C'è altro, una linea di discendenza che passa attraverso la costruzione di affetti personali e relazioni umane profonde. Imparare il testo di una canzone, puoi farlo in un pomeriggio. Capire qual'è la canzone più adatta a un certo contesto, può non bastare una vita. Non puoi impararlo se non te l'insegna qualcuno e non lo si può insegnare a tutti.
Giuliano era figlio di un'epoca in cui fare piazza era considerato da miserabili, per questo sulle prime ha seguito le orme dello zio orchestrale. Mancava di una vera e propria formazione da suonatore ambulante, sebbene avesse partecipato alle veglie nelle stalle da bambino. Ma era formidabile come orchestrale, come compositore, come editore. E ha dato un futuro all'arte, le ha trovato nuovi spazi, nuovi linguaggi, senza snaturarla.
La tradizione sa reinventarsi nei modi più sorprendenti. Quando si pensa d'averla addomesticata rispunta in forma completamente diversa, ma porta ancora il tratto inequivocabile, il segno della discendenza. Giuliano c'insegna che si può fare il cantastorie suonando l'Hully Gully e il Chachacha, Ella Fitzgerald e Louis Armostrong. Ma che se vuoi farlo, devi impararlo da qualcuno. Devi poter rispondere alla fatidica domanda: "Chi te l'ha insegnato?"
La nave è in porto, salva. Il capitano è morto, ma cammina insieme a noi. Nessun cantastorie sarà mai l'ultimo finché i vecchi troveranno giovani pronti ad ascoltarli. Questo lascia a noi Giuliano, più di quanto si aspettava da lui chi non s'è mai fermato ad ascoltarlo con attenzione. Avrei molto altro da dire e penso che prima o poi lo farò. Glie lo devo. Intanto, il saluto e la promessa di mantenere il fuoco acceso, capitano mio capitano.
Segnalo per la pagina dedicata a Giuliano questa sezione, aperta sul mio sito per sua richiesta quando stava male
http://www.federicoberti.it/
E' la digitalizzazione degli spartiti Italvox con sistema di ricerche incrociate e formato divulgativo ottimizzato per i motori di ricerca
La casa editrice ha voluto che rimanesse in piedi e continuasse a esistere. E' una casa fondata da cantastorie e gestita da cantastorie fin dal 1950
Ora a occuparsene sono principalmente i figli, e il sottoscritto che ha una promessa da mantenere
In questa sezione esiste già una pagina dedicata proprio agli spartiti di Giuliano:
http://www.federicoberti.it/
E' una pagina in corso di aggiornamento: i brani di Giuliano sono davvero tantissimi, stiamo riordinando l'immenso archivio Italvox che contiene più di 2000 spartiti
Ritornare quindi spesso
Grazie a presto
Federico Berti 32971017544
Associazione Culturale Il Cantastorie on line
sede: Milano - viale Beatrice d'Este 39
CF.97929380158
mail asso.ilcantastorieonline@gmail.com