Il Cantastorie III Serie n° 52 (102) Anno 34°, 1996

 

RENATO PONSO ARTISTA DI STRADA

 

Renato Ponso è un artista di strada che da alcuni anni si esibisce con la fisarmonica in diversi quartieri di Milano. Stampa un giornaletto ciclostilato dal titolo “Busker- giornale dell'artista di strada”; inoltre ha autoprodotto alcuni libri. Renato Ponso ( nato a Cuneo il 4 settembre 1939) ogni anno regala ad amici e conoscenti un diario, “Dandianaut” (dal piemontese “ Da' n dì à 'n aut”, “ Da un giorno all'altro”). Da alcuni mesi, accompagnandosi con il chitarrista Eugenio Di Norcia ha formato il duo musicale “Fateciricchi” (che a volte diventa un trio con un mandolinista).

Associato al “G.A.A.S.” (“Gruppo Artisti e Artigiani di Strada), è diventato un vero suonatore girovago invitato a sagre, manifestazioni e feste tra le quali la promozione del giornale dei senza fissa dimora milanesi “Scarp de tenis”.

Su “Busker” Ponso scrive le proprie riflessioni, considerazioni di uomo e artista che sii è posto volontariamente ai margini della “società” analizzando in modo caustico e con una sottile satira i problemi e le frustrazioni che ogni giorno l'uomo comune deve affrontare e superare.

Lo abbiamo incontrato spesso a Porta Ticinese, seduto sotto i portici, seduto sui gradini di una banca mentre suona musiche e ballabili anni '60 e diffonde la sua rivista. Gli abbiamo lasciato alcune domande scritte per non interrompere il suo lavoro e nelle pagine seguenti abbiamo le sue risposte. Non è purtroppo un intervista completa, anzi molto lacunosa ma giustamente Renato Ponso è un personaggio sfuggente e un po' diffidente con dei curiosi che fanno troppe domande.

 

TUTTO PER CASO

Milano, 6/6/1996

Cari Tiziana e Claudio, ce l'ho fatta a scrivere qualcosa per il vostro giornale. Poiché tutta la pappardella che vi invio comparirà anche su Busker n.14 ho trascritto qui anche la presentazione e le vostre domande, che voi naturalmente annullerete. Spero di essere stato sufficientemente prolisso. La mia storia sarebbe ancora più complicata e variopinta ma ho preferito risparmiarla ai lettori, anche perché “Quando si sa tutto non c'è più nulla da sapere e si perde l'interesse”. Se verrò pubblicato sarà un candelabro acceso al mio narcisismo; diversamente un cerino al mio menefreghismo. Vi saluto caramente e a presto, cioè non molto: il 14 è ancora tutto da elaborare!

Renato Ponso

 

NOTA

Tiziana e Claudio sono corrispondenti da Milano di un periodico, “Il Cantastorie”, edito a Reggio Emilia. Mi hanno sottoposto una serie di domande scritte per ricavarne un articolo.

Ho procrastinato l'adempimento di parecchi mesi, perché non ero in vena di rivelare le mie storie passate. Poi, sollecitato, ma soprattutto per non perdere la loro amicizia e il loro obolo che, per ogni nuovo numero di Busker, tocca la cifra di quasi cinque mila lire, mi sono arreso.

Così anche i miei cento lettori sapranno qualcosa della mia strana historia.

1. Come inizia la tua attività di suonatore

2. Hai avuto dei modelli a cui ti sei ispirato?

3. Parlaci del tuo repertorio musicale

4. Parla della tua attività di scrittore in particolare dei libri che hai scritto e “Dandianaut”

5. Racconta dei luoghi e in quali occasioni ti capita di suonare

6. Parla del giornale “Busker”

7. Aneddoti della tua vita di suonatore girovago che ritieni utile far conoscere e che inquadrano la realtà della tua attività

8. Incontro e attività con altri musicisti

9. Idee e progetti futuri.

 

La mia attività artistica di suonatore inizia...con il lancio di un dado.

Ho lavorato, credo fino al '76 come direttore delle sezioni di fonopsicoterapia (metodo dott. Mastrangeli) di Milano e di Torino.

Tenevo corsi in queste città e in molte altre città d'Italia. Ero, mi par di ricordare, apprezzato e ben voluto dai miei allievi, finchè ho avuto da ridire sul metodo che avevo cercato di migliorare immettendovi molti elementi psicologici che mancavano. E fui trombato. Entrai a far parte di una equipe di terapie psicologiche a Milano. Finché, verso l'81 incontrai la Dadovita: si, affidarsi al caso, lancio di un dado. Fu la mia fortuna...o la mia rovina. Ben presto il dado mi fece rotolare fuori dall'ufficio, diressi una radio libera, poi un quindicinale ( andava in edicola quello, non come “Busker”!); infine il matrimonio andò a rotoli (e vorrei vedere, stavo più con i compagnoni, con le ragazzette e all'osteria che a casa); feci stampare a mie spese i dattiloscritti che avevo nei cassetti, li vendetti per strada e, finalmente, arrivò la fisarmonica.

Non ho avuto in famiglia modelli o tradizioni a cui ispirarmi

( salvo un mio bisnonno che faceva il trombettiere nella guerra di Libia). Il dado aveva scelto così e così ho fatto.

I libri che ho pubblicato in quel periodo sono alcuni con contenuti psicologici come:” Viaggio nel male oscuro”, “Contro se stessi” e “ Guarire ridendo”. Altri di natura spesso autobiografica come: “ Non comprate questo libro!” e “ Un uomo rotto”. E altri ancora contenevano racconti, stralunatezze, proclami fanfaronici, poesie stravaganti che avevo offerto agli ascoltatori di “Radio Dado”, il cui slogan era:” Cosa c'è di peggio di “Radio Dado?” Il titolo di questi libri? “Cambiare... in peggio” e “ Giocarsi la vita”.

Il secondo impatto con la fisarmonica non fu felice. Avevo cominciato a suonarla da giovanotto, quando mia madre mi regalò una 80 bassi al compimento dei miei 20 anni. Fui un mediocre dilettante autodidatta.

Lasciai la fisa in soffitta dopo il matrimonio e non la ripresi più fino a quando non decisi di scendere in strada.

I primi tempi suonavo nelle lontane periferie di Milano pensando:” Arriverà il giorno in cui potrò e saprò esibirmi in Centro città!

Frequentai una scuola di fisarmonica per alcuni mesi. Migliorarono di molto le mie capacità ma, quando ebbi il coraggio e l'ardire di frequentare il Centro, mi dissuasero i Vigili!

Mi sento sempre al primo Dan come fisarmonicaro. Prima di diventare cintura nera!...

Il mio periodico “Busker” è nato dalla costola di una specie di diario dal titolo “Dandianaut” che scrivo dal '91 e che regalo agli amici a fine anno. In esso immetto fatti e misfatti della giornata, pensieri peregrini, commenti a notizie di cronaca, travasi di poesie ironiche e anche un sacco di altre stupidità che i miei amici mostrano di apprezzare divertendosi, ma che, a babbo morto, potranno ricordare ai “futuri” un'epoca sballata come la nostra. Sballata come tutte le epoche.

Busker”, che finisce sotto sguardi innocenti e immeritevoli di ricevere le mie velenosità, viene spurgato e riacconciato all'uopo prima di essere messo in commercio.

Commercio? Se valutassi il tempo e le spese consumate dietro di esso dovrei ritirarlo dal commercio. Ma almeno in una cosa mi è molto utile: nel riempire i miei lunghi pomeriggi ( mica sono scemo da suonare tutto il giorno!), tra i ritagli di giornali, consultazioni sul “Dizionario delle idee dei pensieri e delle opinioni” o su “ Aforismi del cinico” o ancora su “ Il dizionario degli insulti”.

Insomma, il pomeriggio mi passa in un battibaleno e generalmente di sera sono stravolto, ma lo sarei molto di più se non mi concedessi questo hobby, oltreché quello di smanicare di fisarmonica per esercizio.

Da qualche tempo suono, se lui è in giornata buona, con un chitarrista, mio vecchi amico, anch'egli non molto ligio a una vita ordinata. Ci denominiamo “I Fateciricchi”, forse speranzosi... Da quando poi siamo iscritti al “ G.A.A.S.”, “Gruppo Artisti e Artigiani di Strada”, da stanziali in Milano siamo veramente diventati ambulanti girovaghi, come ci definisce la Legge e, ovvia, stiamo girando l'Italia chiamati qua e là per Festivals, feste e promozioni commerciali. Siamo molto ambiti, chissà perché, negli ospedali psichiatrici...

Idee e progetti per il futuro? Solo una speranza. Che Dio mi guardi in salute affinché abbia la forza di girovagare ancora chè, questo mestiere, con tutte le intemperie morali (proibizioni, vigili, multe) e meteorologiche,

mi dà sempre più soddisfazioni di quando ero un bravo ometto, integrato, irrequieto e infelice.