Riccardo Marasco e  il folklore

"L'ultimo dei giullari"

di Alessandro Bencistà

 

All'improvviso, in rispettosa e sdegnata solitudine, come cinquanta anni fa quando aveva incominciato il suo viaggio nella tradizione musicale toscana, Riccardo Marasco ci ha lasciato, senza troppa risonanza, quasi in silenzio, ormai rassegnato nel veder scomparire quella "cultura sommersa" (che è anche il titolo di un bel libro di Giuseppe Lisi, pure questo dimenticato) a cui aveva dedicato la maggior parte della sua vita.

Noi lo avevamo conosciuto allora, verso la fine degli anni Sessanta, a Greve in Chianti, dove aveva acquistato un vecchio casolare sulle colline di Lamole, quasi preistoria; un periodo in cui il canto popolare stava incominciando  ad uscire dalla ristretta cerchia dei ricercatori, grazie ad interpreti come Caterina Bueno che nel 1964 si era imposta all'attenzione di un pubblico che, pur assuefatto alla musica cosiddetta leggera imposta dai media, rivolgeva lo sguardo indietro, verso le tradizioni del passato. Fino ad allora pochi altri lo avevano fatto, senza uscire tuttavia dal ristretto mondo degli intellettuali, sia pure d'avanguardia.

Marasco aveva iniziato il suo viaggio nel 1963, quasi insieme a Caterina, ce lo raccontò alcuni anni fa in una conversazione che abbiamo pubblicato su questa rivista (n. 16, aprile 2011) e in Toscana era l'ultimo rappresentante di questi "cantastorie colti" che hanno segnato un'epoca.

Lo vogliamo ricordare con un'inedita registrazione dal vivo dei primi anni '70 in cui, fra un canto e l'altro, disquisisce sul folklore, rivolgendosi ad un'anonima ascoltatrice presente fra il pubblico, come spesso faceva nei suoi spettacoli.

 

- Ma che bel visino che c'hai, che te ne fai, dammelo a me...

- No, no,no, non te lo do perché mamma non vuol.

- Ma che bei capelli che c'hai, che te ne fai, dammeli a me...

- No, no, no, non te li do perché mamma non vuol.

- Ma che begli occhini che c'hai, che te ne fai dammeli a me...

- No, no, no, non te li do perché mamma non vuol.

 

- Questo è folklore toscano proprio, folklore toscano, ritrovato da me, sul Monte Amiata a Casteldelpiano, signora, sicché, guardi non c'è da dubitare sulla sua genuinità ... io signora anzi, guardi approfitto, la devo ringraziare ancora una volta perché, non credevo... invitandomi in salotto, mi ha dato questa opportunità di... di farle capire cos'è il folklore, perché lei era un po' scettica, lei ho capito che il folklore non l'apprezzava; ebbè, vede il folklore invece no, il folklore è importante, il folklore è un documento in fondo, tutto il folklore di qualunque popolo è un documento della civiltà, di un popolo, delle sue tradizioni, dei suoi costumi, delle sue usanze, ed è molto importante guardi, direi che fra tutto il folklore mondiale... quello forse più significativo è il mediterraneo, più vario, più interessante, sì, e nel Mediterraneo forse forse direi quello italiano... delle isole, anche sul continente e anzi forse nel continente, direi in Toscana c'è un folklore più elegante, più... più... naturalmente elegante, capisce, molto molto molto più ricercato, se si può dire del folklore la parola ricercato, e...e... ogni città c'ha i suoi canti, nelle varie città, per esempio in Firenze, dove c'è un folklore un tantino più 'n su, eh! c'è i rioni, ognuno con i suoi stornelli, con i suoi rispetti, vero... in Firenze, che le devo dire, c'è il folklore dalla parte dell'Arno, dalla parte del Palazzo Vecchio, diciamo, lì dove... per combinazione sono nato io vero? è molto meglio che quello dalla parte di là, e poi, sa, il folklore, come lei ha capito stasera, è legato all'interprete, insomma... il folklore senza l'interprete non vive dirrei, è importante il senso della misura, è lì che è difficile, il senso della misura, e... lì siamo in pochi ormai a avere questo senso della misura, guardi... ecco perché lei stasera ha capito il folklore, ecco perché.

Comunque non voglio deluderla, cioè, capisco che a lei piacciano le canzoni folk della sua epoca, le canzoni della nonna no? E sempre restando in Toscana c'è delle cose molto belle:

 

L'ha certo detto l'usignolo al vento,

fu lui che ci sorprese in quel momento,

un bacio dura un attimo e contiene

tanta dolcezza da morire di bene,

ci siamo dati un bacio, un bacio solo,

e certo ci ha veduti un usignolo.

ora ne parlan tutti anche le stelle,

che fremono lassù come fiammelle,

i fior quando si sveglian la mattina

ragionano di questa storiellina,

ma lasciamoli dire

che non è niente

che non venga a saperlo anche la gente...

ma lasciamoli dire

che non è niente

che non venga a saperlo anche la gente.

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Una interessante conversazione/intervista con Riccardo Marasco realizzata sempre da Alessandro Bencistà è apparsa su TOSCANA FOLK anno XV numero 16 APRILE 2011 pag 63/65

www.toscanafolk.it