CIATUZZA

VURRIA VULARI

CANTI POPOLARI SICILIANI

RADICI MUSIC RECORDS RMR166

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La Sicilia custodisce un patrimonio immenso e ancora inesplorato di canti. Il percorso intrapreso, da diversi anni, da Giada Salerno, in arte Ciatuzza, è rivolto proprio a far conoscere, a dare voce e divulgare questa preziosa e inesauribile fonte poetica. Un corpus di musiche popolari raccolto sul campo da etnografi quali Alberto Favara, Lionardo Vigo, Serafino Amabile Guastella, Salvatore Salomone Marino, Corrado Avolio, nella seconda metà dell’Ottocento, dei quali rimane sconosciuta la melodia originale poiché, come accade con la maggioranza delle canzoni raccolte in quest’epoca, non è stata trascritta insieme al testo. La passione di Giada si è concretizzata nel 2012 con la realizzazione del suo primo cd Tant’amuri r’unni veni. Canti d’amore, di dolore e di speranza del popolo in Sicilia ed è maturata con questo ultimo lavoro. In particolare uno dei punti centrali che ha sviluppato sono le tematiche che riguardano i sentimenti che investono un peculiare aspetto della condizione umana discorde da quello realmente vissuto. Parte preponderante di questo lavoro sono infatti canzoni come Vurria vulari, che dà il titolo al cd, Oh Diu! Ca fussi ocieddo ca vulassi!, composte da donne che vorrebbero affrancarsi dal proprio destino.  Il “volo” come desiderio fantastico di libertà, di fuga, di ritorno, per raggiungere l’amata/o lontani emerge in E chi spartenza amara e Su carzeratu. L’esplorazione di queste raccolte, poco conosciute, ha portato alla luce centinaia di canti di grandissimo pregio e valore poetico, un repertorio ormai dimenticato a cui più nessuno dà voce, che venivano eseguiti durante i più svariati lavori legati alla cultura contadina. Canzoni che migravano da un territorio all’altro seguendo, con le loro varianti, il flusso del lavoro stagionale. Canti che parlano di ribellione per le misere condizioni materiali e anche di protesta per le molestie che le donne contadine subivano da parte dei nobili locali. In Unni ‘si è sempre una donna a parlare: madre, moglie, sorella di vittime della mafia, che in questo canto esprime e dà voce al dolore, ma anche alla ribellione, per questo Ciatuzza ha voluto dedicarla a Felicia  Impastato, madre di Peppino, come simbolo tragico e positivo.                                   

Dopo i brani della tradizione, la parte finale del CD è riservata a testi composti da Francesco Giuffrida, studioso e appassionato della poetica siciliana e del canto in ottava, che offre possibilità espressive di grande pregio. In Pani crisci, frase rituale usata per far lievitare il pane, si ritrova una sorta di invocazione magica che veniva utilizzata in molti luoghi della Sicilia per la buona riuscita di questo vitale alimento. L’amanti miu è uno struggente canto d’amore per un minatore che rammenta la triste condizione nelle miniere di zolfo, le solfatare, fatta di sfruttamento bestiale e morti sul lavoro. Petri, dedicata a Placido Rizzotto, sindacalista ucciso da Cosa Nostra nel 1948 a Corleone, è stata ispirata da una frase riportata in Racconti Siciliani di Danilo Dolci.

Con L’amanti miu e con Unni ‘si Giada Salerno ha vinto per due anni consecutivi, 2013 e 2014, il primo premio al Concorso Nazionale per cantastorie “Giovanna Daffini”

Ciatuzza, voce e chitarra, è anche l’autrice delle musiche dei brani, affiancata da ottimi strumentisti come Denis Stern, arrangiamenti e chitarra, Giorgio Maltese al tamburello, castagnette, marranzano, mandolino, azzarinu, Fulvio Farkas al darbuka. Tutto il lavoro ci riporta il sapore di una Sicilia dove il canto popolare è l’archivio socio culturale di un popolo dominato da influenze e sonorità evocatrici di altri mondi che girano in una vivace e caleidoscopica ruota di carretto. 

 

Maggio 2016

 

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