FRANCO MANESCALCHI 1937 - 2023
Ricordo di Franco Manescalchi, tra i fondatori del Centro Studi Tradizioni Popolari Toscane nelle parole di Alessandro Bencistà
"ADDIO FRANCO, caro amico e maestro"
Franco Manescalchi è nato a Firenze nel 1937. Insegnante a riposo, ha cominciato molto giovane ad occuparsi di poesia ottenendo subito ambiti riconoscimenti come il premio Alpi Apuane (fondato da Enrico Pea) e Lentini (presieduto da Giacomo Debenedetti). In seguito ha pubblicato molti testi per la scuola con diverse case editrici, diretto riviste e associazioni culturali, collaborato a quotidiani e periodici vari. Critico militante, ha pubblicato insieme a Ivo Guasti importanti e fondamentali saggi sul canto e le tradizioni popolari toscane; ricordiamo La Barriera, La veglia lunga, Lumina e Il Prato azzurro. Molte le sue raccolte di poesie fra cui Il paese reale, La nostra parte, Il delta degli anni; con questi lavori ha conseguito i primi premi Gatti, Alte.-Ceccato, Ragusa, La spiga d’oro.
La sua produzione letteraria è presente nelle più importanti antologie edite in questi anni: Poesia italiana di oggi di M.Lunetta, Poesia italiana de Hoy, di P. Civitareale, Il pensiero, il corpo a cura di F.Doplicher e U.Piersanti. Il suo lavoro poetico dialettale, Le scapitorne, ha ottenuto unanimi consensi, sicuramente le migliori liriche che abbiamo incontrato sulla poesia vernacola del Novecento. È stato presidente dell’Associazione Culturale NOVECENTO, Cattedra di libera poesia
Insieme ad Alessandro Bencistà, Alessandro Fornari, Lisetta Luchini, Corrado Barontini Carlo Fiaschi, Domenico Gamberi e Ambra Ceccarelli ha fondato nel 1996 il Centro Studi Tradizioni Popolari Toscane di cui era vice-presidente. Fino dal primo numero ha collaborato alla pubblicazione della rivista Toscana Folk.
Dalla sua introduzione al nostro volume FIORENTINACCI, I’ Novecento in vernacolo fiorentino (Ed. Polistampa, 1999) la nostra lirica preferita tratta da “Le scapitorne”:
Mè pa’
Che òmo mè pa’ ni’ cinquanta,
doveva lasciare la hasa,
aveva, rihordo, la sciatiha
ed anche lo stomaho basso:
insomma, ‘unn’aveva salute.
Che òmo mè pa’ ni’ cinquanta,
faceva stioccare la frusta
e andava a mangiare i’ cocomero
a banchi d’agosto
in città.
Che òmo mè pa’ ni’ cinquanta
alla stanga di’ carro per lo sgombero
màghero che donna
mè ma’ colla crocchia su’ i’ capo
e gli arzigogoli in grèmbio
verso la hasa nòva di città.
Rimase un’ombra a piangere
sotto a’ rami di’ giuggiolo.
Nella foto la presentazione del primo numero di Toscana Folk a Campi Bisenzio, da sx. Lisetta Luchini, Carlo Fiaschi, Franco, Alessandro Bencistà, e gli assessori del Comune di Campi B.zio che organizzarono l’evento.
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