IL GALEONE

Testo di Paola Nicolazzi (adattamento della poesia Schiavi, di Belgrado Pedrini su aria di Se tu ti fai monaca, brano conosciuto come “canto popolare laziale”)

 di Santo Catanuto

 Resoconto della ricerca del brano musicale riguardante la linea melodica del canto

 

Se tu ti fai monaca è il brano musicale preso a riferimento da Paola Nicolazzi per adattarvi un testo tratto dal componimento in versi di Belgrado Pedrini, Schiavi modificandolo in alcuni versi e riducendolo di alcune strofe. Operazione compiuta in occasione della campagna per la liberazione totale di Pedrini dal carcere, dov’era ancora trattenuto per scontare un’altra lunga pena accessoria (comminatagli per una tentata evasione) nonostante la grazia concessagli dall’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone. Il Galeone fu musicato nel 1974 e inciso nel 1978 (su 45 giri prodotto da Lotta Continua). L’anno prima era uscito l’LP del Canzoniere del Lazio (Quanno nascesti tune), contenente il brano preso a riferimento musicale dalla Nicolazzi per musicare il componimento poetico di Pedrini.

 

Il brano è udibile nella versione del Canzoniere del Lazio (LP Quanno nascesti tune, Dischi del Sole, 1973)

in https://www.youtube.com/watch?v=AjzvqCVxUPQ

 

 Il testo è dato come tradizionale italiano:

Se tu ti fai monaca, in convento te ne vai

Io mi faccio prete ti vengo a confessà.

Se tu ti fai prete mi vieni a confessà

Io mi faccio stella nel cielo me ne vò

Se tu ti fai stella nel cielo te ne vai

Io mi faccio luna ti vengo a piglià.

Se tu ti fai luna mi vieni a piglià

Io mi faccio pesce nel mare me ne vado.

Se tu ti fai pesce nel mar te ne vai

Io mi fo pescatore ti vengo a pescà.

Se tu ti fai pescatore mi vieni a pescà

Io mi faccio rosa al giardino me ne vado.

Se tu ti fai rosa al giardino te ne vai

Io mi fo giardiniere ti vengo a coltivà.

Se tu ti fai giardiniere mi vieni a coltivà

Io mi faccio uccello nell’aria me ne vado.

Se tu ti gai uccello nell’aria te ne vai

Io mi fo cacciatore ti vengo a sparà.

Così destina iddio ci dobbiamo sposà

Così destina Iddio ci dobbiamo sposà.


 

 

Questa canzone, che il Canzoniere del Lazio attinge dalla tradizione canora popolare italiana, ha, però, una sua storia che poco ha da spartire con il repertorio delle canzoni popolari romane se non l’innesto in esso avvenuto dell’originario brano catalano Enamorat i at-lota [canto popolare tradizionale di Minorca] traslato in italiano da un anonimo paroliere in un momento storico indeterminato. Il brano catalano, giunto nella penisola italiana forse a seguito degli occupanti spagnoli o per scambi canori tra marinai su navi o in osterie, angiporti, postriboli, mercati…) è stato ripreso e inciso nell’originario catalano da Sandra Boninelli nel 2011 ed è udibile in:

 

https://www.youtube.com/watch?v=bwjowla0LXE]

 

Altre interpretazioni dell’originario canto catalano:

 

versione di Maria del Mar Bonet (1969) a https://youtu.be/RCSysolYjPw (17 '07'', terza della facciata B)

versione di M. M. Bonet dal vivo (1981) a https://youtu.be/B8mZEisC5AI

versione di Sis Som a https://youtu.be/O-XsB4-j7oQ

versione corale infantile a https://youtu.be/EH8iQjh-6R8

versione del duo folclorico Magdalena y Toni Borràs https://youtu.be/EYpxJDXJwOg

versione di Joana Gomila a https://youtu.be/Eh8WbQ0cPY8

versione (lentíssima) dei portoghesi Cantiga Caracol a https://youtu.be/Z8eb2dt3WUw

 

Qui di seguito la pubblicazione de Il Cantastorie on line, che ci narra degli “iberici intrecci” dei Cantiga Caracol, che mi hanno edotto e involontariamente condotto verso l’origine di questa canzone diventata, per puro caso, matrice musicale de Il Galeone.

 

Cfr. https://www.rivistailcantastorie.it/cantiga-caracol/

CANTIGA CARACOL, IBERICI INTRECCI, CD autoprodotto - 2015

Iberici intrecci è il lavoro d’esordio dei Cantiga Caracol, gruppo nato nel 2014 dalla passione per la musica e la cultura iberica del violinista Vladimiro Cantaluppi e della cantante Silvia Cavalieri. La formazione comprende Giovanni Tufano voce, chitarra, chitarrino battente e percussioni e Agostino Ciraci al contrabasso. La volontà di riproporre i repertori, poco conosciuti, della musica spagnola e lusitana, con incursioni nelle Isole Azzorre, rappresenta una precisa scelta di resistenza e una sfida all’omologazione imperante anche in ambito musicale.

La cultura iberica e in particolare quella della Spagna, ha avuto nei secoli uno stretto rapporto con quella della nostra Penisola, la musica popolare ne è stata fortemente influenzata e notevoli sono le tracce che si ritrovano nei repertori italiani. Alcuni anni fa l’etnomusicologo Joaquin Diaz pubblicò il 5° volume della sua antologia Romances de aca y de alla: Spagna-Sicilia che rimane uno dei pochi tentativi di far conoscere e divulgare i collegamenti con la musica popolare iberica.

Si deve allora dire grazie ai Cantiga Caracol per aver voluto proporre i canti del loro CD, brani popolari che con una personale interpretazione, attraversano tutto il territorio iberico: dai Paesi Baschi alle Isole Azzorre passando per la Catalogna e per le regioni più remote del Portogallo. E per quando detto prima sugli stretti rapporti con la musica popolare del nostro Paese, non sorprende di ritrovare tra le canzoni il brano catalano Enamorat i al-lota che in Italia diventa Se tu ti fai monaca: in entrambi i canti il testo racconta l’inseguimento dell’amata, che cambia continuamente sembianze agli occhi dell’amato che a sua volta si trasforma per starle più vicino.

Diversi sono i canti popolari presenti nel CD che i Cantiga Caracol eseguono attingendo anche da preziose testimonianze orali registrate da studiosi nei primi anni Settanta. Due i brani strumentali a ballo e due quelli a tema natalizio. Txoria txori è tratto da una poesia basca trovata scritta su un tovagliolo in un ristorante alla fine degli anni Sessanta e diventato uno dei canti più diffusi, una sorta di metafora che si riferisce alla forte resistenza del popolo basco alla proibizione di usare la propria lingua.

Accanto al repertorio di provenienza popolare nel CD sono contenute anche canzoni del repertorio cantautorale sociale portoghese in particolare di Vitorino e Zeca Afonso, due autori che seppero con le loro composizioni denunciare gli orrori della dittatura e poi celebrarne la fine quando tutte le colonie dell’impero portoghese ottennero l’indipendenza.

Iberici intrecci ricrea particolari atmosfere date dalla commistione e contaminazione del repertorio popolare, che racconta il ciclo della vita, con le canzoni nate dalla passione e dall'impegno nella lotta sociale e politica.

 Per informazioni e contatti:

https://www.facebook.com/Cantiga-Caracol-1439115636318856/ 

http://cantigacaracol.bandcamp.com 

 

 

Un’interessante versione corale del brano è udibile in:

https://www.francescllompart.com/enamorat-i-al-lota  

nel sito relativo si legge che:

 “Enamorat i al·lota” is a traditional song from Menorca collected by Francesc d'Albranca, arranged here for mixed choir with a modal harmonization—an aeolian E that in some points is tensed being stretched on one side towards the phrygian and towards the dorian on the other side. This song tells us the dialogue between a young man in love with a young woman who shuns him. At the beginning of their dialogue she states that she wants to become the moon so that she can be away from him and he answers that he will then become the cloud so he can be close to her. Through the different verses a long series of transformations follow each other where the two characters continue to chase and run from each other. This version of the text borrows the ending from a version from Mallorca which ends more tragically than the version sung in Menorca where the two characters decide to marry each other just to end the suffering.

 

In lingua italiana si legge che:

"Enamorat i al·lota" è un canto tradizionale di Minorca raccolto da Francesc d'Albranca (1852-1929) qui arrangiato per coro misto con un'armonizzazione modale: un Eoliano[1] che in alcuni punti è orientato da un lato verso il modo frigio e dall’altro verso il modo dorico. Questa canzone ci racconta il dialogo tra un giovane innamorato di una giovane donna che lo rifugge. All'inizio del loro dialogo lei afferma che vuole diventare la luna in modo che possa essere lontana da lui e lui risponde che poi diventerà la nuvola in modo che possa starle vicino. Attraverso i vari versi si sussegue una lunga serie di trasformazioni dove i due personaggi continuano a rincorrersi e scappare l'uno dall'altro. Questa versione del testo prende in prestito il finale da una versione di Maiorca che si conclude in modo più tragico rispetto alla versione cantata a Minorca dove i due personaggi decidono di sposarsi solo per porre fine a questa sofferenza dello sfuggirsi.

 



[1] Il modo eolio (o eloico o eoliano) è un modo musicale o, nell'uso moderno, una scala diatonica corrispondente alla scala minore naturale.  Il modo minore naturale (detto anche "eolio" o "eolico") si ottiene utilizzando la stessa sequenza di toni e semitoni del modo maggiore a partire dal sesto grado relativo. Per questo motivo gli intervalli (toni e semitoni) sono disposti in un altro modo rispetto alla scala maggiore:

tono-semitono-tono-tono-semitono-tono-tono

 

Rispetto alla scala maggiore, il terzo, il sesto e il settimo grado sono abbassati di un semitono.