Pubblichiamo un capitolo della biografia di Oddino Morgari:
Il propagandista Morgari e il ciarlatano Frizzi.
Ringraziamo l’autore, Giovanni Artero, per la disponibilità alla pubblicazione sul sito. Per chi fosse interessato a conoscere nel dettaglio la vita e l’attività di Oddino Morgari, esponente socialista attivo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento alleghiamo l’intera biografia scaricabile in formato pdf. Un dettagliato lavoro di ricerca di Giovanni Artero, bibliotecario del Consiglio regionale della Lombardia,ora in pensione, studioso di storia del movimento operaio e socialista e autore di numerosi saggi e biografie: "Guida delle biblioteche speciali in Lombardia" (1991), “Il punto di Archimede. Biografia politica di Raniero Panzieri” (2007), "Luigi Repossi. Vita di un operaio rivoluzionario" (2008); "Le assocociazioni dei lavoratori nella Lombardiadelnord-ovest" (2008) le biografie di Costantino Lazzari e Oddino Morgari.
Sulla figura di Arturo Frizzi rimandiamo al volume della collana Mondo popolare in Lombardia n° 8 “Arturo Frizzi vita e opere di un ciarlatano” a cura di Andreina Bergonzoni – Silvana Editoriale
e al sito di Musica Meccanica:
http://www.musicameccanica.it/antologia_ilciarlatano.htm
Il propagandista Morgari e il ciarlatano Frizzi
Il 1° febbraio 1900 fondò[Morgari] il quindicinale "Sempre Avanti!, periodico per gli umili e i pratici", in cui riprende i moduli della sua arte propagandistica già collaudata. Alla diffusione dei principi e degli obiettivi cui sono dedicate le prime due facciate sotto il titolo “La pagina degli umili”, aggiunge “La pagina dei pratici”, con la quale si propone di dare maggior mordente alla propaganda trattando gli argomenti dell’organizzazione e gestione cooperativa, dell’amministrazione comunale, della condotta pratica degli scioperi. Interessante è la rubrica “Se fossi deputato, cosa farei?” che pubblica le risposte dei lettori.
Morgari rivela una grande capacità di volgarizzatore, teorizzando così il suo metodo di predicazione: ”Per attrarre le masse lavoratrici è necessario convincerle e per convincerle occorrerà parlare in maniera da essere compresi. Bisogna ridurre ai termini minimi il bagaglio delle idee, renderle semplici, riferirsi a dei fatti conosciuti, partire dal noto per giungere all’ignoto, servirsi di parabole e fare impiego di una lingua che altro non sia che dialetto tradotto, insomma discendere fino al basso livello culturale delle masse lavoratrici, prenderle per mano e riaccompagnarle adagio adagio all’insù” [1] e a chi lo accusava di cadere nel semplicismo, rispondeva: «Bisogna dividere il lavoro. Occorrono discorsi, giornali e opuscoli per le classi colte, discorsi, giornali e opuscoli per le non istruite». A queste ultime egli rivolse specialmente la sua opera.
Essa fa appello agli stessi sentimenti elementari e profondi dell’operaio, al suo spirito di giustizia e fratellanza, convincendolo che soffre non perché i padroni siano cattivi ma perchè il sistema sociale è ingiusto. Nel povero è racchiusa la figura ideale del sofferente e dell’oppresso, accomunando il muratore e il contadino, il mendicante e la ragazza di filanda. Ad essi si rivolge badando non solo a cementarne l’unione ma a liberarli dai pregiudizi antisocialisti radicati negli strati popolari: rompendo con la tradizione dei primi fogli operai, l'atteggiamento verso la religione, la patria, le istituzioni è rispettoso: “Il socialismo non vuole distruggere né la famiglia, né la religione, né la proprietà, né la libertà. Vuole procedere con mezzi pacifici, a grado a grado…i socialisti non vogliono spartire: mettono insieme: tutti procedono come soci». La descrizione avveniristica di una società di eguali è l'espressione di una fiducia positiva nell'evolversi dell'umanità verso un mondo di giustizia.
La tecnica della propaganda ha una suggestiva presa sentimentale e insieme regole fisse, elementari. Procede a base di dialoghi, apologhi, vignette, con una didascalica convincente e meticolosa che non ignora i richiami letterari, alla Zola, di una descrizione veristica.
Nel 1896 aveva scritto “L'arte della propaganda socialista”, pubblicata a puntate e poi raccolta in un opuscolo che ebbe vasta diffusione e fu più volte ristampato[2]. E' un testo didascalico, interessante oggi solo in quanto rivelatore della ideologia socialista "media" del tempo: come testi per la formazione del propagandista “colto” indicava "un riassunto delle teorie di Darwin e Spencer...Marx completerà la fondamentale triade col celeberrimo e indispensabile suo Capitale, il vangelo dei socialisti contemporanei", a cui aggiunge il "Socialisme integral" di Benoit Malon, “Socialismo e scienza positiva” di Enrico Ferri, Schaffle “La quintessenza del socialismo”, Bellamy "L'anno 2000", mentre agli operai consigliava la lettura dei giornali di partito.
L'andata al popolo, l'origine piccolo-borghese dei quadri, è proclamata così: “Sono ben spesso i migliori, codesti disertori della loro classe. Avrebbero tornaconto a mantenere il presente assetto sociale, sì mite per loro e lo combattono. Essi nel partito sono i più disinteressati. Il partito fu fondato dai disertori della classe abbiente e quasi ovunque è diretto da essi”
Sempre nel 1896 fondò il periodico “La parola del povero. Foglio di propaganda popolare”, supplemento quindicinale del "Grido del popolo" che si pubblicava con il motto “Lavoratori voi non siete piccini se non perchè state in ginocchio: alzatevi". Presentandolo scrive: ”È la parola che viene dalla risaia dove bruciano al sole fanciulle decenni e vecchi falciatori; è la parola che esce dalle fabbriche dove si consuma tanto fiore di giovinezza: è la parola che sale dalla perpetua notte delle miniere e dalle zolfatare, sepolcri di vivi: è la parola che viene dalle soffitte fredde e dai bugigattoli marci, dove si pigiano tutte le miserie. Conteneva l'interessante rubrica "Prime notizie dalla città futura" e nell'ultima pagina la pubblicità dell'lleanza cooperativa torinese. Ebbe una notevole diffusione di massa tirando nei primi 23 numeri complessivamente più di 300.000 copie.
Sul “Sempre Avanti!” nel 1902 aveva pubblicato in appendice l’autobiografia di Arturo Frizzi, singolare personaggio di venditore ambulante convertitosi al socialismo[3], che mise al servizio del partito la sua “arte” di oratore popolare. Questo scritto aveva anche lo scopo di mettere “in luce che il merito della mia riabilitazione la devo alla fede socialista che sempre mi sarà costante compagna nella lotta per l’esistenza". Per il genere di vita che conduceva, la sua richiesta di iscrizione non venne subito accettata e Bissolati, cui si era rivolto, gli rispose “sii buono, pazienta ancora, sta un po’ sotto aceto, poi in seguito rifarai la domanda, e se ti comporterai bene, come ho fiducia, sarai soddisfatto. Non dubiti, caro Leonida – io replicai- che farò meno male di quanto mi sarà possibile per rendermi degno di voi socialisti, veri apostoli di Cristo [4]...Voi soli meritate tutto il rispetto perchè disinteressatamente sostenete le ragioni degli umili, degli offesi, degli sfruttati. Tre anni dopo fui accettato nel Circolo di Cremona, poi per maggior comodità, causa la mia posizione di ambulante mi iscrissi alla Sezione Centrale dove pagavo le mie quote”.
Per un atto di rispetto verso i compagni aveva ritenuto doveroso abbandonare Rosina, la donna che amava ma che non era sua moglie, come di frequente succedeva nel mondo degli imbonitori. Questo gesto fu apprezzato come espressione della volontà di riabilitazione ma Morgari nella nota di commento allo scritto volle sottolineare di non considerare “come fallo” l’incontro con questa donna: “... noi rivendichiamo altamente ad ogni essere umano, come massimo bene, il diritto alla libertà dell’amore ....che prorompe fin d’ora – rivoluzionariamente – nei casi come quello narrato dall’autore, ma che avrà pratica e generale sanzione soltanto in una società socialista, allorchè l’uomo e la donna, posti su uno stesso piede d’eguaglianza economica, più non si vincoleranno che per amore, sciogliendosi quando l’amore non c’è più, senza danno materiale per alcuna delle parti, e nemmeno pei figli”
Frizzi partecipò alla vita di partito sia come propagandista che come candidato in prima persona e collaborando alla stampa socialista come diffusore ed anche inviando corrispondenze a vari fogli: "La nuova terra", "Il popolo" di Trento diretto da Cesare Battisti, ecc. Intervenne al congresso di Bologna del 1904 dichiarando "di essere venuto con simpatie riformiste ma di essere diventato intransigente dopo il discorso di Lazzari " [5]. Si dimise nel 1912.
Ripubblicata col titolo “Il ciarlatano” e con la prefazione del direttore della “Giustizia” Giovanni Zibordi nel 1912, la biografia conteneva una dedica a Oddino Morgari “cui devo l’essere diventato un socialista, pratico e nemico della violenza, da qualunque parte venga. Lo chiamo con orgoglio mio padre, sebbene di due anni più giovane, perchè per me egli fu tale come per molti, che dalla sua parola appresero la vera natura del socialismo”
[1] “Sempre Avanti!”, 1.2.1900
[2] Ora in appendice a R.Pisano “Il paradiso socialista. La propaganda socialista in Italia a fine dell'800”, Milano, 1986. F.Andreucci “Il marxismo collettivo: Socialismo, marxismo e circolazione delle idee dalla seconda alla terza Internazionale”, Milano, 1986; G.Turi “Editoria e cultura socialista (1890-1910)”, in “A.F.Formiggini. Un editore del '900”, Bologna, 1981
[3] “Arturo Frizzi, vita e opere di un ciarlatano” a c. di A.Bergonzoni, Milano, 1979
[4] A. Nesti “Gesù socialista. Una tradizione popolare italiana.(1880-1920)” Torino, 1974
[5] F.Pedone “Il Partito socialista nei suoi congressi”, vol.2., Milano, 1961
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