PAOLO CRESPI

IO VORREI La lezione di Giovanna Marini

Castelvecchi Lit Edizioni srl- Roma -  2017 pp.201 € 18,50

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È da pochi giorni in libreria “Io Vorrei”. La lezione di Giovanna Marini. Edito da Castelvecchi, scritto dal giornalista Paolo Crespi è dedicato, a pochi giorni dal suo 80esimo compleanno, a colei che Moni Ovadia nella prefazione del libro descrive come “una delle personalità più significative del dopoguerra”: Giovanna Marini. Musicista completa, diplomata, prima donna in Italia, in chitarra classica al Conservatorio Santa Cecilia di Roma e successivamente allieva di Andrés Segovia, dagli anni Sessanta a oggi è stata una presenza costante sulla scena musicale italiana, nella discografia e nella didattica, con momenti di popolarità legati soprattutto al canto popolare e ad alcune stagioni della canzone di protesta.                                                 Rivolto a un pubblico trasversale, questo libro intende superare gli steccati raccontando, anche attraverso una serie di testimonianze originali di registi, uomini di teatro, colleghi cantautori, l'ispirazione e il profilo intellettuale di Giovanna Marini nei vari aspetti della sua multiforme produzione musicale e poetica.  

Ed è ancora Ovadia a cogliere, in una sintesi perfetta, il lavoro dell’autore definito come “biografia in filigrana”, scritta con l’intento preciso di rivolgersi ad un ampio pubblico che, magari semplicemente per ragioni anagrafiche, non conosce ancora Giovanna Marini. Non da biografo, ma per superare alcune delle etichette che hanno portato in passato a ridurre la sua figura e soprattutto la sua complessità artistica.

Definita dall’autore come “ottima artigiana della musica e della parola”. Giovanna Marini, classe 1937, è figlia di un importante musicista, Giovanni Salviucci, che muore nello stesso anno della sua nascita e di cui lei non porta il cognome quando inizia a esibirsi e pubblicare per non essere classificata come “figlia d’arte”. Cresciuta in un ambiente colto e borghese sembra destinata a una carriera  tipicamente accademica. Ma la sua vita, molto intensa e avventurosa, cambia direzione attraverso una serie di incontri decisivi. Il più importante è senz'altro quello con Pier Paolo Pasolini, sottolinea Paolo Crespi, che nel 1958 le rivela qualcosa che la segnerà a vita: “le canzoni non si trovano sui libri, nascono dalla strada”.

Da quell'incontro fondamentale ne scaturiranno molti altri, primi fra tutti quelli con  Gianni Bosio e Roberto Leydi. Punto di svolta della carriera di Giovanna Marini è lo spettacolo Bella Ciao, messo in scena con la regia di Filippo Crivelli con il Nuovo Canzoniere Italiano, a Spoleto, nel 1964. Il pubblico piccolo-borghese del festival è scandalizzato nel vedere e ascoltare i canti delle mondine sul palco, non ne capisce assolutamente il significato. Ma l’impatto dello spettacolo sulla società italiana è comunque clamoroso. Se ne parla ancora adesso, dopo oltre mezzo secolo, scrive Crespi, che ne evidenzia la portata storica, contando molto anche nel percorso di Giovanna.

Punto fondamentale nella sua esperienza è la ricerca sul canto popolare e la canzone di protesta che divengono i cavalli di battaglia di Giovanna Marini e di intere generazioni. Tuttavia dagli anni Sessanta-Settanta in poi vuole tenacemente andare oltre dedicandosi anche e soprattutto allo studio e alla scrittura.                                                                                                                “Regina del folk”, “la Joan Baez italiana”, tutte definizioni limitative per una personalità così poliedrica che in oltre cinquant'anni ha composto ballate, musiche per il teatro, il cinema e la danza, opere, oratori, quartetti, composizioni per coro e indimenticabili canzoni di testimonianza civile. Il rigoroso profilo tratteggiato dall'autore continua con la rilevazione di un aspetto fondamentale dell’esperienza di Giovanna e cioè i suoi spettacoli dove da sempre alterna musica a momenti parlati.

Sono quei “récit”, ovvero i racconti, che l’hanno fatta tanto amare dal pubblico e che lei propone anche perché ha sempre cercato di comporre per un gruppo di persone nel quale riconoscersi, al quale raccontarsi. Non è dunque un caso che il lavoro di Paolo Crespi abbia raccolto contributi di Vinicio Capossela, Ascanio Celestini, Elio De Capitani, Francesco De Gregori, Pippo Delbono, Dario Fo, Citto Maselli, Giuseppe Morandi, Marco Paolini, Sandro Portelli, Umberto Orsini, Antonella Talamonti. Tra loro molti maestri e amici con i quali ha collaborato e per i quali si è spesa con generosità.

E tra gli incontri della vita della compositrice anche quello con l’autore del libro, avvenuto casualmente tredici anni fa. “L’ho persa di vista per parecchio tempo”, ricorda Crespi. Il titolo del libro è un omaggio a una canzone che l’artista ha scritto nel 2003, una preghiera laica a cui l’autore ammette di essere molto legato.

Il libro è stato presentato anche in occasione della festa della Lega di Cultura di Piadena, domenica 26 marzo 2017 a cui Giovanna è molto legata.

 

Marzo 2017