Gian Paolo Borghi

IL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE DEI CANTASTORIE

In mezzo a tante idee e tante storie

al pari dei partiti e movimenti

son a congresso tutti i cantastorie

allegri, armoniosi e sorridenti

 

 

                                                                                                 (Versi iniziali della

                                                                 Canzone del Congresso dei Cantastorie

 

di Marino Piazza e Lorenzo De Antiquis

 

Un Congresso unico nel suo genere

 

Per i cantori itineranti attivi negli anni ’50 del secolo scorso, il “Primo Congresso Nazionale dei Cantastorie” ha costituito una pietra miliare per la definizione delle loro future strategie artistiche e sindacali. Questo importante momento aggregativo ebbe successo grazie anche alla già costituita

Associazione Italiana Canzonettisti Ambulanti (A.I.C.A.).

Al Congresso parteciparono cantastorie (in quegli anni, si noti ancora, si autodefinivano “canzonettisti ambulanti”) provenienti da regioni del nord e del centro Italia. L’incontro con gli

artisti del Sud sarà in seguito favorito dalle rassegne (definite “Convegni”), che si terranno, nel 1957 e nel 1958, nella mantovana Gonzaga durante la nota Fiera Millenaria (nonché dalle successive “Sagre Nazionali”, a partire da quella organizzata nel 1960 a Grazzano Visconti di Piacenza), sulla scia del favorevole impatto mediatico che la stampa nazionale aveva suscitato diffondendo ampiamente le cronache di quel primo evento.

Il Primo Congresso Nazionale dei Cantastorie si tenne a Bologna domenica 11 aprile 1954 in due sedi, alla Trattoria Profeti di Via Riva di Reno e al mercato di Piazza VIII Agosto 1848, popolarmente definito “La Piazzola”. Da molti anni, la Trattoria Profeti, vicina alla piazza del mercato, si era trasformata in un tradizionale punto di riferimento e d’incontro per cantori e venditori itineranti: il suo cortile interno, con tanto di pergolato, invitava alla conversazione e alle

discussioni, prima e dopo l’attività al mercato petroniano, che si teneva (e si tiene tuttora) settimanalmente, nei giorni di venerdì e sabato. La Piazzola, inoltre, ospitava da tempo interventi di cantastorie provenienti da varie regioni italiane, favoriti dallo strategico nodo ferroviario della città petroniana.

Il Congresso ebbe, tra l’altro, il merito di ridare identità al termine “cantastorie” e, da allora, il giovane sodalizio nazionale, proposto da Marino Piazza e Lorenzo De Antiquis il 14 settembre 1947, assunse la denominazione di “Associazione Italiana Cantastorie” (A.I.CA.).

L’organizzazione del Congresso fu promossa dall’Agenzia Nazionale della Stampa Italiana (ANSA) e, in primo luogo, dal suo direttore locale, Nino Fusaroli, che riuscì a dare all’iniziativa una giusta risonanza nazionale. Un’adesione pervenne pure dall’Ente Provinciale per il Turismo di Bologna. I cantastorie avevano effettivamente necessità di un aiuto e di un confronto: dopo il grande successo

coincidente con la fine della seconda guerra mondiale, determinato soprattutto dal desiderio della gente di godere di una ventata di evasione, si stavano avviando ad un inarrestabile declino che, per la verità, era già iniziato con il progressivo e inarrestabile processo concorrenziale della musica leggera. L’avvento della radio, la maggiore diffusione dei quotidiani, delle riviste, dei fumetti e la proliferazione dei dischi misero in crisi il loro impianto artistico, che cominciò ad incrinarsi in maniera rilevante. I problemi furono inoltre aggravati dalle restrizioni imposte dai regolamenti di polizia municipale, che assegnavano sempre più spazi alle bancarelle emarginando i cantastorie e costringendoli ad operare in spazi sempre più lontani dal cuore dei mercati e delle fiere. A queste situazioni spietatamente concomitanti, analizzate durante il congresso, i cantastorie cercarono di controbattere con l’appoggio dell’ANSA, che consentì loro di ritagliarsi una certa notorietà, nonché di ottenere una temporanea boccata d’ossigeno economica.

Come specificò a suo tempo un Bollettino dell’A.I.C.A, al Congresso parteciparono 50 cantori itineranti (in quegli anni erano non meno di trecento quelli attivi tra nord e centro Italia, secondo le stime dello stesso sodalizio), provenienti da Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia, Romagna, Toscana, Abruzzo e Lazio. Nel 1954 erano rispettivamente presidente e segretario il reggiano Gaetano Cagliàri, cieco di guerra, e il forlivese Lorenzo De Antiquis.

Al convegno e agli spettacoli assistettero una settantina di giornalisti, che diffusero in maniera capillare le notizie su tutto il territorio nazionale. Per qualche anno, la Trattoria Profeti divenne simbolicamente la sede del sodalizio dei cantastorie.

I relatori misero in evidenza con naturalezza e lucidità i loro problemi. Il veneto Natale Bardelle (Saltapasti), consigliere dell’Associazione, che non poté intervenire, inviò una sorta di guida

comportamentale del cantastorie, tuttora conservata nell’Archivio dell’A.I.CA.:

1. fra di noi non deve esistere l’egoismo

2. quando ci si incontra in una piazza in più suonatori, ognuno deve cercare di sfruttarla secondo

l’occasione senza recare danno ad altri suoi colleghi

3. non denigrare e umiliare un altro se per sfortuna non riesce a lavorare in una piazza ma cercare di aiutarlo

4. cercare di tollerarsi e comprendersi a vicenda con il carattere di tanto di simile fra l’uno e l’altro

5. in società quando si lavora separati, alla fine ognuno deve essere onesto e leale sull’incasso e assai emancipato e progredito.

La mattinata dell’11 aprile, i cantastorie confluirono in Piazzola per autofinanziarsi e per dare pubblica audizione dei loro repertori. Li accolse una folla considerevole, che decretò loro un memorabile tributo. Dopo l’incontro-convegno in trattoria, tutti ritornarono ad esibirsi a furor di

popolo.

Il Congresso consolidò la consapevolezza dell’agire in forma associata e cementò amicizie tra artisti di varia provenienza.

A poco meno di un mese da quella occasione, Marino Piazza pubblicò un “Canzoniere” dal titolo

Grande successo del Primo Congresso dei Cantastorie d’Italia (Tipografia Arti Grafiche Elio Gualandi, Bologna, 7 maggio 1954), che riportò quattro canzoni dedicate all’evento: la prima, opera di Gaetano Cagliàri, era intitolata Primo Congresso a Bologna dei cantastorie italianie si doveva eseguire sul motivo della canzone Caterinella, mutuata dal repertorio dello spettacolo di varietà.

Benché i cantastorie intervenuti non facessero parte di tutte le regioni da lui citate, l’autore li considera idealmente portavoce di tutta la nazione e si sbizzarrisce pure nella cronaca della giornata citando artisti e repertori all’attenzione del mondo della stampa. Fece precedere il testo della canzone da alcune parole di sintesi: Si è cantato, parlato, suonato e mangiato.

Si svolse a Bologna con successo

dei cantastorie il primo Congresso

da tutta Italia e tutte le Regioni

per far saper al mondo le lor ragioni.

Tosco, Laziali, Abruzzo e Sicilia,

Sardegna, Marche, Romagna ed Emilia

Piemonte, Veneto e Lombardia

chi in automobile e chi in ferrovia.

Maniero Luigi con sette figlioli

cantavano allegri come gli usignoli.

La bella Ada Bampa fé lacrimare

sì bene il fatto seppe narrare [le vicende del ritorno di un reduce di guerra].

Giornalisti e Radio e la television

tutti eran presenti alla manifestazion.

Dall’A.I.C.A. associazione ne fu il movente

eleggerne il consiglio e il Presidente,

pure il cassiere con il Segretario

davvero fu un lavoro straordinario.

Callegari Adriano Sassofonista

Bollani e Ruggeri Fisarmonicista

Bescapè, Cavallini, Sequino e Ferrari

son cantastorie assai popolari.

Boldrini, Tonino [Scandellari] e Piazza Marino,

Dian, Parenti e il piccol Carlino [Renzo Scaglianti]

e Di Michele Cantastorie Abruzzese

ha divertito con le sue sorprese.

In Piazza 8 Agosto tutti all’esibizion

i Cantastorie in coro cantavan la canzon.

Cagliari Gaetano il Presidente,

De Antiquis Segretario a lui vicino,

all’amministrazion sempre presente

rimane il consiglier Piazza Marino.

I consiglieri Callegari e Bollani

Parenti, Dian, Bardelle e Silvagni.

I Cantastorie in associazione

portan gioia e conversazione,

danno salute, fortuna, allegria

mettono tutto in poesia:

gli avvenimenti di ogni razza

lor ve li cantano sulla piazza.

La Trattoria Profeti famosa resterà

al Congresso i Cantastorie

han mangiato a sazietà.

La seconda canzone, Arriva il cantastorie, era dedicata al Congresso, ma sviluppava tematiche di carattere generale: si trattava di un valzer brillante, con i versi di Angelo Stagni e la musica di Mario Cavallari. Era curata dalle Edizioni Italvox di Bologna, di proprietà di Marino Piazza.

Il terzo testo, scritto ad hoc, ebbe una certa notorietà e venne riportato anche in altri canzonieri, tra i quali un Giornaletto umoristico/Canti Popolari, sempre stampato nel 1954 dalla bolognese Tipografia Arti Grafiche Elio Gualandi. Intitolato La canzone del Congresso dei Cantastorie, si avvaleva, come il testo di Gaetano Cagliàri, della melodia di Caterinella. Ne erano autori Marino Piazza e Lorenzo De Antiquis, che descrissero sia le fasi dell’istituzione dell’A.I.C.A. sia la

produzione artistica che sarebbe stata proposta all’uditorio durante l’evento:

 

I. In mezzo a tante idee e tante storie

al pari dei partiti e movimenti

son a congresso tutti i cantastorie

allegri, armoniosi e sorridenti.

La prima idea fu di Piazza Marino

che disse un giorno con Lorenzino,

fu alla Fiera delle Crocette

dopo venduto le canzonette,

mentre la gente ancora cantava

l’associazione lì si formava.

Dian, Pedacchia, Bobi [Vincenzo Magnifico] e Parenti

di quell’idea furon contenti,

Lorenzo segretario l’incarico accettò

a Benevento lo Statuto di notte preparò.

II. Ci ritrovammo dopo senza fallo

a Rimini alla Trattoria del Gallo.

Silvagni Alfredo era reticente

ma dopo fu eletto Presidente.

Ecco già nata l’associazione

lavoratori della canzone,

da tutta Italia hanno aderito,

andiamo d’accordo con ogni partito,

siamo i cronisti più popolari,

andiamo a scoprire tutti gli affari,

non lo facciamo per cattiveria,

tutto per ridere non roba seria.

Evviva l’allegria, evviva il buon umor,

è questo il congresso che a noi sta tanto a cuor.

III. Ora tutti i cantastorie all’adunata

dovran trattare tutte le questioni

e prima di concluder la giornata

ognun farà le sue esibizioni.

Canzoni allegre, tragedie e fatti,

marito e moglie che rompono i piatti,

Fausto Coppi che vince in volata,

la volpe sui tetti era scappata,

i quattro grandi in discussione,

viva la pace e la canzone,

i fidanzati sulla Lambretta

cantano in coro la canzonetta.

E questa associazione è nata per cantar,

cent’anni in allegria con noi si può campar.

Anche l’ultima composizione, Canzone dell’11 aprile, portava le firme di Marino Piazza e Lorenzo De Antiquis. Era una cronaca sintetica del congresso e, al tempo stesso, un omaggio alla città di Bologna che lo aveva ospitato. Non indicava la melodia sulla quale doveva essere eseguita, ma probabilmente si trattava del cosiddetto Paraponzi, tipico anche delle strofette di osteria e dicaserma:

 

I. L’11 Aprile grande giornata

i cantastorie all’adunata

a Bologna in Montagnola

arieggia in modo che consola.

II. Le canzoni sono belle

buone son le tagliatelle

è una festa popolare

tutti devono cantare.

III. A Bologna si sta bene

si dimentican le pene;

le ragazze sono belle,

più brillanti delle stelle.

IV. Il Congresso Canzonettista

è un Congresso pacifista

son venuti da ogni regione

per cantar la sua canzone.

V. Piemonte, Veneto e Lombardia

Toscana e Lazio pien di fantasia

hanno formato una grande famiglia

con le Marche, Romagna, Emilia.

VI. Il Presidente è Cagliari

Piazza Marino l’uomo d’affari

Lorenzo De Antiquis il Segretario

ha fatto un lavoro straordinario.

Ma vediamo ora i dati salienti del Congresso.

Il Congresso in “cifre”

L’Archivio dell’A.I.CA. conserva copia del Bollettino informativo, datato 18 aprile 1954, che venne inviato a tutti gli iscritti. Stampato a ciclostile dall’Ufficio Corrispondenza (affidato a Lorenzo De Antiquis), comunicava notizie significative del Congresso, dai partecipanti alle istanze avanzate, dai risultati conseguiti alle nuove cariche sociali.

In primo luogo, sintetizzava le principali richieste inoltrate da alcuni cantastorie (Callegari – Cavallini – Vailati Angela – Boldrini – Parenti – Dian – Scandellari e altri), a nome dellacategoria:

1) I Canzonettisti Ambulanti rivendicano il diritto di avere in ogni Comune d’Italia la possibilità dilavorare, e per conseguenza, adeguati posteggi sui luoghi di mercato e fiere, nonché, in ogni Città, permessi anche a “piazza morta” [in giorni in cui non si tenevano mercati e fiere] in centro e in periferia.

2) Di godere le provvidenze concesse alle categorie affini in materia di Previdenza Sociale.

Sul primo punto, il Presidente Gaetano Cagliàri si impegnò ad intraprendere azioni personali, anche attraverso incontri specifici, presso vari comuni italiani.

Sul secondo punto, intervenne il Signor Ferretti, rappresentante dell’ANVA[Associazione Nazionale Venditori Ambulanti] al Congresso,affermando che la convenzione in essere per i venditori Ambulanti è estensibile anche ai Canzonettisti, muniti di Licenza di Commercio.

Si trattava, quindi, di un indubbio successo, che venne commentato entusiasticamente:

Amici Associati dell’AICA:

Quali sono stati i risultati del Congresso?

Enormi, sotto tutti i punti di vista!

Oggi il Cantastorie o Canzonettista Ambulante è all’ordine del giorno dell’opinione pubblica.

L’opera intrapresa 7 anni fa [dall’A.I.C.A.], ha dato a tutti dignità e rispetto, darà anche giustiziae, per conseguenza, benessere.

I soci partecipanti erano elencati per regione di appartenenza. Tra essi, era presente anche Edda De Antiquis, allora sedicenne, attuale Presidente dell’Associazione Italiana Cantastorie “Lorenzo De Antiquis”. Come si può in parte notare, eccellevano le “squadre” a composizione familiare, secondo la tendenza dell’epoca:

Emilia-Romagna:

1. Gaetano Cagliàri, Reggio Emilia; 2. Lorenzo De Antiquis, Forlì; 3. Marino Piazza, Bologna; 4.Giovanni Parenti, Modena; 5. Giuseppe Dian, Modena; 6. Giuseppe Barile, Modena; 7. Vincenzo

Magnifico, Brescello (Reggio Emilia); 8. Adelmo Boldrini, Castelfranco Emilia (Modena); 9. Olga Boldrini, Castelfranco Emilia; 10. Dina Boldrini, Castelfranco Emilia; 11.Vignoli Marino,

Spilamberto (Modena); 12. Antonio Scandellari, Crevalcore (Bologna); 13. Maria Molinari, Crevalcore; 14. Renzo Scaglianti, Migliarino (Ferrara); 15. Norma Cagliàri, Reggio Emilia; 16. Edda De Antiquis, Forlì; 17. Bruna Parenti, Modena.

Sezione Alta Italia – Lombardia:

18. Adriano Callegari, Pavia; 19. Oliva Callegari, Pavia; 20. Antonio Ferrari, Pavia; 21. Antonio Cavallini, Tromello (Pavia); 22. Angelo Cavallini, Tromello; 23. Giuseppe Azzoni, Cremona; 24. Angelo Ruggeri, Ossolaro Ponchielli (Cremona); 25. Annibale Ruggeri, Ossolaro Ponchielli; 26. Milena Ruggeri, Ossolaro Ponchielli; 27. Giuseppe Bollani, Cremona; 28. Clotilde Perazzoli, Cremona; 29. Pierino Bescapè, Milano; Angela Vailante, Milano; 31. Umberto Sequino, Milano;

32. Edoardo Adorassi, Milano.

Veneto:

33.-37. Famiglia Bampa, 5 artisti, Isola della Scala (Verona); 38-44. Famiglia Maniero, 7 artisti, Celeseo Sant’Angelo (Padova).

Abruzzo:

45. Ferdinando Di Michele, Sant’Omero (Teramo).

Lazio:

46.-50. Famiglia Enrico Fella, 5 artisti, Vallerotonda (Frosinone).

Le personalità che presenziarono al Congresso:

1. Dott. Nino Fusaroli, Direttore dell’Agenzia ANSA di Bologna.

2. Prof. Mario Beseghi, per l’Ente Provinciale del Turismo, che ha salutato i Canzonettisti, ricordando Giulio Cesare Croce, di S. Giovanni in Persiceto, creatore di Bertoldo e Bertoldino che, circa 400 anni or sono andava in giro raccontando storie e cantando, accompagnandosi con la “lira”; da considerare il patrono e maestro dei Cantastorie.

 

3. Prof. Alfredo Luciani di Pescara, che ha salutato il Congresso dichiarandosi “Cantastorie

dilettante” e componendo una magnifica poesia. Presentazione – declama poi in Piazza Otto Agosto.

Nonché i Giornalisti di tutti i maggiori quotidiani e settimanali d’Italia e Operatori della Radio, del

Cinema e della Televisione.

Al Congresso pervennero adesioni di alte personalità e di cantastorie assenti per varie motivazioni:

1. Sua Eminenza il Cardinale Lercaro di Bologna.

2. L’Università di Catania.

3. Il Comm. Agostino Campi, dell’omonima casa editrice umbra, allora principale stampatore, in Italia, di fogli volanti e di canzonieri, nonché del Lunario “Barbanera”.

4. Alfredo Silvagni, di Rimini, primo Presidente dell’AICA, che raccomandò un minuto di raccoglimento per i soci scomparsi Romolo Bagni, Mario Biolchini e Agostino Callegari.

Espressioni di condivisione pervennero inoltre dai cantastorie: Natale Bardelle, Consigliere, Cavarzere (Venezia); Lino Pedacchia, Rieti; Angelo Gallone e famiglia, Vallerotonda; Di Rito, L’Aquila; Galileo Pellini, Perugia; Picchi e Pellai, Pontedera (Pisa); Mario Bruzzi e … Fiorini,

provincia di Bologna; … Baldini, provincia di Firenze; … Davì, provincia di Rovigo; Quinto Orlando e Maria Rossi, Anguillara Veneta (Padova); Ferrari Rosalino, …; Ermelinda Di Meo e Salvatore Romano, Vallerotonda; Luigi Bollani, Cremona; … Del Monte, …; Anselmo Pozzi, …;

… Camerini, …; Armando Fella, Vallerotonda; Regolo Pellandra, Bologna e altri non specificati.

Il Bollettino si concluse con la comunicazione delle cariche dirigenziali per il 1954, a seguito delle votazioni avvenute durante il Congresso: Gaetano Cagliari, Presidente; Lorenzo De Antiquis,

Segretario; Marino Piazza, Consigliere e Ufficio Amministrativo; Adriano Callegari, Consigliere e Capo Sezione Alta Italia; Giovanni Parenti, Consigliere; Giuseppe Bollani, Consigliere; Giuseppe Dian, Consigliere; Mario Bruzzi, Consigliere; Natale Bardelle, Consigliere per il Veneto.

Stampato dalle Industrie Grafiche Delaiti di Bologna per conto dell’Associazione Italiana Canzonettisti Ambulanti, con il patrocinio del locale Ente Provinciale del Turismo, il manifesto ufficiale del Congresso invitava la cittadinanza ad assistere alle esibizioni dei cantastorie, a partire dalla 15,30, al parco della Montagnola, nelle vicinanze di Piazza VIII Agosto. Le fotografie

dell’epoca testimoniano invece che gli artisti agirono nella tradizionale cornice di quella piazza, alla presenza di una folla strabocchevole. Lo stesso manifesto riportava pure una anonima poesia-invito alla popolazione:

Tutti a Bologna al Congresso dei Cantastorie.

Domenica 11 Aprile

tutti a Bologna in Piazza VIII Agosto

vi potrete assai divertire

per tutti quanti vi sarà posto.

I Cantastorie da tutta Italia

sono riuniti in un grande congresso

canti e risate faranno battaglia

con le canzoni di grande successo.

Gioia allegria e divertimento

scherzi umoristici e grande concerto

sarà per tutti un godimento

allo spettacolo dato all’aperto.

Potrete gustare le specialità

tagliatelle vino spumante

in Trattoria e al Ristorante.

Tutti quanti Bologna vi invita

a trascorrere un giorno sì bel della vita...

 

Come già ho specificato, la stampa fu generosa con il congresso e con gli artisti partecipanti: lo attesta la relativa, ampia rassegna, depositata nell’archivio dell’A.I.CA. Per ragioni di brevità, mi limiterò soltanto a trascrivere alcuni frammenti di due articoli scritti per l’occasione.

Il programma del Congresso è sintetizzato nell’articolo intitolato I cantastorie italiani convenuti a Bologna, pubblicato da “F.” alla pagina 2 de “L’Avvenire d’Italia” dell’11 aprile 1954:

Il Segretario dell’Associazione, Lorenzo De Antiquis, terrà un breve discorso sulla storia e gli scopi del curioso sindacato. Il presidente Gaetano Cagliari, di Reggio Emilia, un vecchio podista di 67 anni che oltre a comporre canzonette è anche il vincitore di categoria di una marcia di cento chilometri, parlerà su “I Cantastorie e l’opinione pubblica”. Un consigliere, il popolare poeta contadino Marino Piazza di Bazzano, svolgerà invece il tema “Attività assistenziali e tesseramento” e si dilungherà, se avrà tempo e voglia - dice il programma – “su i fumetti, la radio

e i settimanali e tutto ciò che fa concorrenza ai cantastorie”, poi, dopo le elezioni, ci sarà anche qualcosa di più concreto dei discorsi: tortellini e tagliatelle, ci siamo capiti.

Il giornalista sottolinea anche le finalità dell’Associazione dei cantastorie, riportando una dichiarazione del segretario:

Lo scopo dell’Associazione – ha detto il segretario De Antiquis – è quello di difendere i nostri diritti contro le calunnie diffuse contro di noi. Ci dicono: il vostro lavoro è troppo chiassoso, oppure ostruite il traffico, disturbate il transito. Invece noi siamo gente per bene, buoni padri di famiglia, che vendiamo un po’ di felicità per poche lire al foglio.

“F.” conclude il suo ampio articolo analizzando la crisi che investe il mondo dei cantori ambulanti, secondo la sua opinione, ancora ancorati a schemi arcaici, privilegianti le vicende a tinte fosche:

Quest’antichissima tradizione […] oggi minaccia di scomparire per essere per sempre sconfitta dalla implacabile concorrenza dei giornali a fumetti e a rotocalco. Facevano presa una volta (ora molto meno, dopo le grandi guerre) nell’ingenua fantasia popolare, i più crudi fatti di cronaca e di sangue, le storie di soldati prigionieri scampati alle traversie della guerra, i racconti della fidanzata uccisa dal geloso, la sventura del contadino, che ammazza senza saperlo il proprio

figliolo. C’era posto inoltre anche per la storia a sfondo malinconico e sentimentale. I cantastorie, venuti direttamente dal popolo, sapevano esprimerne con una immediatezza sconosciuta a forme più complesse d’arte e di poesia, le reazioni, gli impulsi, i desideri, sia pure in forma rozza e nuda, con qualcosa che aveva in sé il germe della tragedia, della satira, dello scherno burlesco. Ma la loro fortuna era legata in certo modo a tutta una diversa economia, un diverso modo di vivere. Man

mano che il popolo si evolve, che la civiltà moderna si espande – ma diciamo pure: più il mondo diventa crudele – sempre più difficile diventa per i cantastorie attirare la gente distratta dai giornali, dalla radio, dalla televisione, e insomma dalla atomica febbre della vita d’adesso. Se vogliono sopravvivere, anche i cantastorie dovranno venire a patti con i più potenti mezzi di diffusione del divertimento cantato.

Leopoldo Sofisti, dalle pagine del settimanale “Visto” del 24 aprile 1954 (Anche Gigli è un cantastorie, numero 17, pagine 28-29), descriveva la figura dei cantastorie focalizzando il loro presidente, Gaetano Cagliàri, paragonandolo ad un moderno Omero, in linea – non sempre consapevole – con la grande tradizione del passato:

Altri omaggi alla tradizione questa gente che vive, anzi sopravvive, nella scia di una autentica tradizione popolaresca, non ne ha fatti. Ma proprio a volerci insistere, sarebbe bastata la figura del presidente di questo primo congresso a farci riandare con la mente, uscendo di provincia, sino ad Omero. Seduto al tavolo centrale, il viso sciabolato da qualche raro e avaro raggio di sole,Gaetano Cagliari, acciecato durante la guerra da due bombe e orbato anche del figliolo, era veramente colui che maggiormente sembrava incarnare il classico bardo.

Uno dei compiti di Gaetano Cagliari sarà quello di difendere gli associati dalla “scure” di unarticolo del regolamento di polizia urbana:

Così si farà ricevere dai sindaci per ottenere l’abolizione o, quanto meno, una più serena applicazione del famigerato articolo 21 del regolamento urbano, l’articolo che tutti i vigili impugnano contro i cantastorie, confondendoli con gli accattoni. I cantastorie non mendicano, offrono. Vendono canzonieri, fogli volanti, tutti i successi di ieri e di oggi, pagano ai Comuni una tassa per quei pochi metri di terreno che occupano per qualche ora e che il popolo, curioso e divertito, va rosicchiando in un cerchio che si fa sempre più ristretto e più piccolo. In una parola:

lavorano. La gente, dal canto suo, non offre, non regala, non fa l’elemosina, ma compra, scambia per poche lire con un motivo allegro o triste, paga un foglio di carta e una musichetta che per un attimo almeno, l’ha distratta e divertita.

Concludo questo mio intervento ricordando che quei cantastorie, ancora a diretto contatto con il mondo delle piazze, qualche anno più tardi dovranno imporsi non più negli spazi tradizionali e si trasformeranno giocoforza in abili propositori di spettacoli (anche con nuovi repertori) sui palcoscenici delle feste popolari e degli incontri culturali. Questa evoluzione produrrà pure una modifica delle finalità della loro associazione, che diverrà (come lo è tuttora) strenua difenditrice e valorizzatrice della secolare figura del cantastorie. Ma – come si dice – questa è un’altra storia,

della quale riferirò in altra occasione, magari per il prossimo Incontro nazionale di Catanzaro!

Per ulteriori approfondimenti, rimando a:

Archivio A.I.CA “Lorenzo De Antiquis”., Forlì, anno 1954 (Bollettino AICA, 18 arile 1954; fotografie e articoli da quotidiani); Archivio della Famiglia Piazza, Bologna (immagini); Raccolta G.P. Borghi, Argelato, Bologna (Canzonieri e manifesto ufficiali del Congresso dei Cantastorie);

G.P. Borghi, Sessant’anni fa il primo Congresso dei cantastorie italiani”, in “Il Cantastorie on line”, aprile 2014; G.P. Borghi-G. Vezzani (a cura di), I cantastorie padani, Fonoprint, IT 002, 1979 (disco con l’esecuzione de La canzone del Congresso dei Cantastorie); G.P. Borghi-G. Vezzani, “C’era una volta un ‘treppo’”… Cantastorie e poeti popolari in

Italia Settentrionale dalla fine dell’Ottocento agli anni Ottanta, Forni, Sala Bolognese (Bologna), 1988, vol. 1, pp. 129- 142; vol. 2, pp. 93-94; [G. Vezzani], AICA, quarant’anni, in “Il Cantastorie”, n.s., n. ri 25, pp. 3-4 e 26/27, pp. 16-24; 

 Una fase del Congresso alla Trattoria Profeti di Bologna. Da sinistra i cantastorie Enrico Fella, Renzo

 

Scaglianti (Carlino), Marino Piazza e Gaetano Cagliàri (Archivio A.I.CA.)

 Il Canzoniere celebrativo del Convegno (Raccolta G.P. Borghi)

Cantastorie e pubblico all’incontro pomeridiano del Convegno (Archivio Famiglia Piazza)