ANTONIO OBERTI                                                 T U T T A  U N A  V I T A                          Ricordi di un militante                  Introduzione di Giovanni Artero

DALLA INTRODUZIONE DI GIOVANNI ARTERO

Le autobiografie dei militanti proletari in Italia.

Negli anni settanta e ottanta la “microstoria” ha spezzato il pregiudizio che solo la vita di protagonisti «eccellenti» fosse degna di essere raccontata, con "la scoperta che la storicità ...non è riservata agli ambienti acculturati".   Così sono emerse storie di vita di oscuri personaggi.  La società in cui i militanti proletari scrivevano la propria storia era segnata da un forte squilibrio nel possesso delle competenze Linguistiche: la scrittura ha rappresentato uno strumento di emancipazione, ma è stata anche all'origine di nuove forme di controllo sui ceti subalterni tramite la scuola, fondate sulle differenti possibilità cognitive e comunicative offerte dalla lettura e dalla scrittura

Inoltre va considerato che all'interno stesso delle organizzazioni che propugnano l'emancipazione dei ceti subalterni si riproducono i rapporti di potere e la gerarchizzazione.

 

Le “storie di vita” consentono di acquisire documenti non raggiungibili coi metodi tradizionali di ricerca. Non sono solo cronaca di cose succedute nell’arco di un esistenza, ma anche riflessione, colloquio con se stesso e coll’intervistatore:

Permettono anche di scoprire i rapporti che legano un'esperienza singola a una più ampia realtà culturale e storica. Il vissuto quotidiano dell'operaio si dilata oltre i confini della fabbrica, si prolunga nel sindacato, nel partito, nel quartiere, nel circolo, nella famiglia, nella cooperativa, seguendo trame personali.

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ANTNIO OBERTI Tutta una vita
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